«Soliera, un gesto imprevedibile La babysitter aveva già problemi»
La psichiatra Daniela Radighieri ricostruisce cosa può essere avvenuto: «Il mobbing potrebbe aver influito sul senso di fallimento e sofferenza»
Serena Arbizzi
Un gesto tanto terribile quanto imprevedibile, che si innesta su una personalità che già in precedenza aveva forti problemi.
Monica Santi, la babysitter 32enne che ha confessato di aver lanciato il bimbo di 13 mesi che accudiva dalla finestra al secondo piano della casa di via Arginetto a Soliera, sarà sottoposta a perizia e rimane in cella.
La dottoressa Daniela Radighieri, psichiatra, psicologa e psicoterapeuta, ricostruisce il contesto in cui si è verificata la tragedia.
Cosa scatta nella mente di una persona quando si verifica un gesto simile?
«Si tratta di un breakdown psicotico. È una condizione acuta che insorge improvvisamente e ha una durata momentanea. Molto probabilmente è attivato da personalità con disturbo depressivo maggiore o psicotico pregresso».
Che significato ha la frase: “Ora il bambino è libero”, pronunciata dalla babysitter dopo il fatto?
«Può venire spontaneo chiedersi: “libero da cosa?” Sicuramente la babysitter era in una situazione mentale delirante. L’ipotesi è di un disturbo depressivo maggiore sottostante, a volte presente con deliri di rovina e colpa quando il soggetto sente e pensa che non ci sia più speranza nella vita e quindi commette quel gesto per liberarlo. Teniamo inoltre presente che la persona, quando si trova in questa situazione, ha alterazioni di tempo e spazio. Fondamentale sarà la perizia».
È emersa l’ombra del mobbing in un precedente posto di lavoro come segretaria...
«Certo, questo può aver influito sul suo senso di fallimento e sofferenza. Molto probabilmente ha fatto sì che si isolasse sempre di più dalle poche relazioni che aveva, ma ha mantenuto autonomia nelle cose che faceva. Non dava segni esterni di comportamenti alterati. Dentro di sè soffriva, ma credeva di farcela. A un certo punto, però, la mente non è più riuscita a contenere la sofferenza e ha avuto un episodio dissociativo».
Si possono prevedere episodi simili?
«No. Hanno una durata momentanea molto acuta e sorgono di colpo. Durano poco, tanto che dopo il fatto la babysitter non riusciva a descriverlo».
Cosa si sente di dire ai genitori del piccolo?
«Che non hanno sbagliato e non devono lasciarsi prendere dai sensi di colpa. Io sono contraria nel mettere i bambini precocemente all’asilo nido, in quanto non si è ancora sviluppata l’identità che viene verso i 2 o 3 anni, quindi non riescono ad avere rapporti paritari con altri bambini senza la presenza di un adulto».
Se non si possono prevenire, c’è almeno qualche campanello di allarme per stare in guardia?
«Nel caso di questa ragazza pare non ce ne siano stati. Per questo io penso che sia più ipotizzabile una situazione di depressione molto grave, più che una psicosi».
Il breakdown psicotico può capitare a tutti?
«No, si innesta per forza in un retroterra di depressione o di psicosi». l