La fatal Verona del centrodestra, spaccato al ballottaggio
Sboarina (FdI) chiude all’intesa con Tosi (FI). Il caso deflagra a Roma: «Fratelli d’Italia non controlla nemmeno i suoi candidati»
ROMA. Si sono abbracciati sul palco, hanno fatto un selfie, si son dati di gomito, «non siamo Romeo e Giulietta». È passata una settimana e la foto scattata in piazza Dante a Verona sembra già invecchiata. Giorgia Meloni e Matteo Salvini sono di nuovo ai ferri corti. Forza Italia, che nella foto voleva entrare, accusa FdI si «spaccare la coalizione». Insomma, tutto il contrario di una bega locale. Al centro della scena c’era Federico Sboarina, il sindaco in corsa per la rielezione, che con il suo no all’accordo con Flavio Tosi sta mandando in frantumi ciò che resta del centrodestra. Una disputa personale sulla guida della città, Tosi e Sboarina si detestano, sta facendo emergere tutte le contraddizioni della coalizione che aspira a guidare il Paese. La decisione del sindaco “meloniano” di rinunciare all’apparentamento con Tosi, entrato in Forza Italia solo da 24 ore, ha alimentato una catena di veleni e sospetti reciproci che sarà difficile da smontare. Gli alleati accusano Meloni di non controllare i propri uomini e di fatto di non avere una classe dirigente all’altezza. Forza Italia parla di «vocazione alla sconfitta», aggiungendo, «chi parla di unità pratica la divisione». Meloni sa che il banco di prova è importante, è stata lei a imporre Sboarina alla Lega e non si può permettere strappi. Così il sindaco sta ricevendo forti pressioni da Roma per siglare un patto con Tosi, decisivo per le speranze di rimontare il vantaggio di Damiano Tommasi. Quel 23,9%, ottenuto al primo turno, basterebbe per scavalcare l’ex centrocampista della Roma e servirebbe anche per favorire l’armonia del centrodestra nazionale. Tosi, espulso dalla Lega sette anni fa, mercoledì è entrato in Forza Italia anche per dare peso alla sua richiesta di patto.
Invece, nonostante tutte le chiamate ricevute, Sboarina ha detto no all’apparentamento: «Noi il contratto abbiamo deciso di firmarlo direttamente coi veronesi, e non all’interno dei palazzi per mezzo di un apparentamento tecnico che non sarebbe apprezzato dai cittadini». A chi lo ha chiamato, e sono tanti, il sindaco ha addotto ragioni tecniche: con l’apparentamento Tosi entrerebbe in maggioranza, lasciando tutta l’opposizione al centrosinistra. Una tesi che non ha convinto nessuno, a cominciare dal suo partito. Poco prima dell’annuncio di Sboarina, Fratelli d’Italia diramava una nota con la quale si invitava all’accordo. Il sindaco però non cede e respinge le offerte.
Le reazioni di Lega e Forza Italia sono durissime e vengono indirizzate a Meloni. Pochi minuti dopo l’annuncio di Sboarina, Salvini dichiara di «auspicare» l’accordo, dentro il suo partito emerge fastidio verso FdI: «Avevamo detto che Sboarina non andava bene e che i nostri avrebbero votato Tosi - dice un dirigente, fuori da Montecitorio -. Giorgia ha insistito e adesso non è in grado di gestire il suo sindaco». Nel Carroccio si sottolinea come le scelte di Meloni «non siano all’altezza delle sue ambizioni», e si portano gli esempi negativi delle comunali a Como, (il suo candidato Molteni è arrivato terzo) e tornando indietro si arriva a quelle di Roma, quando FdI puntò su Enrico Michetti, con risultati drammatici.
In Forza Italia la rabbia è persino maggiore, Antonio Tajani ancora all’ora di pranzo dava per certo l’apparentamento, pur non avendo gradito l’intervista pubblicata da La Stampa, con la quale Tosi pronosticava la vittoria di Tommasi al ballottaggio. Quando arriva il no di Sboarina, la reazione è dura ed è indirizzata alla leader di FdI: «Confidiamo nella capacità di Giorgia Meloni di riportare alla ragione il candidato del suo partito». La riflessione è amara: «C’è una vocazione alla sconfitta che rischia di consegnare alla sinistra anche una città importante come Verona. La scelta di rompere il centrodestra non va nell’interesse dei cittadini. Stupisce che si escluda dalla possibilità di un apparentamento il partito fondatore del centrodestra e che chi parla di unità pratichi la divisione». C’è tempo fino a domenica per trovare un accordo ed evitare che Verona diventi fatale al centrodestra.