Per il ballottaggio a Lucca la destra prova il ribaltone con l’ex Casapound
A Carrara l’ago della bilancia sono i socialisti. Ma senza apparentamento non vanno col Pd
Lucca. A Carrara, ancora si discute. È probabile che si usi tutto il tempo, fino a domani alle 12,30 per trovare un’intesa per il ballottaggio di domenica 26. I voti che possono davvero fare la differenza sono quelli dell’ex sindaco socialista Angelo Zubbani e del parlamentare di Italia Viva (ed ex sottsegretario alla Giustizia nel governo Letta) Cosimo Ferri. Un 15% che fanno gola sia a sinistra che a destra.
A Lucca, invece, gli accordi sono fatti. Niente apparentamenti ufficiali a sinistra; il centrodestra, invece, si apparenta con il candidato che nel 2017 si era presentato per Casa Pound e che stavolta ha puntato a pescare al primo turno i voti della destra meno soddisfatta: c’è riuscito, visto che pesa quasi il 10%.
Così a Lucca
Unità a destra (anche al costo di imbarcare frange estreme), nessun accordo a sinistra. Il ballottaggio in programma a Lucca tra Francesco Raspini (centrosinistra) in vantaggio di poco più di otto punti su Mario Pardini (centrodestra) viene sconvolto dall’uragano apparentamenti.
Il moderato Pardini (esponente di una delle famiglie di imprenditori più conosciuto dentro le Mura ed ex presidente della società dei Comics) ha rotto gli indugi accogliendo nella sua coalizione 4 liste, che compariranno sulla scheda del 26 giugno. In particolare ha aperto le porte alle tre che al primo turno avevano sostenuto la corsa di Fabio Barsanti, nel 2017 candidato di CasaPound, che raccolse più dell’8%. Quest’anno ci ha riprovato, arrivato al 9,46%: meno di quanto sperasse, ma abbastanza per diventare oggetto del desiderio del centrodestra in cerca della rimonta e del ribaltone dopo i dieci anni di Comune a guida Pd con Alessandro Tambellini. Così l’accordo è stato trovato con Difendere Lucca, Centrodestra per Barsanti e Italexit (il movimento di Gianluigi Paragone). Pardini potrà contare anche su Lista civile, uno dei due gruppi che sosteneva al primo turno l’architetto Elvio Cecchini: un’altra lista, infatti, si è sfilata proprio per la presenza nella coalizione allargata della destra più radicale.
E sull’altro versante? Raspini non farà alcun apparentamento formale. E, almeno per il momento, non ha neanche un accordo informale con il Terzo polo, rappresentato a Lucca dal maestro Alberto Veronesi, arrivato al 3,65% e sostenuto da due liste: una è quella che fa riferimento a Vittorio Sgarbi, l’altra, la più sostanziosa, mette insieme Italia Viva, Azione e +Europa. Dunque, gli uomini di Renzi e Calenda a Lucca non appoggeranno il candidato espressione del Pd. Anzi, all’interno delle compagini c’è chi sarebbe tentato da una scelta diametralmente opposta. Anche se c’è un macigno da superare: la presenza, con l’apparentamento siglato ieri, a fianco di Pardini della destra estrema e addirittura di un partito che chiede l’uscita dell’Italia dall’Unione Europea.
Così a Carrara
L’imprenditrice Serena Arrighi, Pd e centrosinistra, parte in vantaggio forte del 29,92% e sa che gran parte dei voti del cosiddetto campo largo le arriveranno anche senza apparentamenti: circa il 14% di Rigoletta Vincenti (compresi i 5 Stelle), e il 2,59% di Vittorio Briganti potrebbero essere già in cassaforte, virtualmente. Basteranno? Ieri, a quanto emerge, c’è stato un lungo vertice tra la segretaria regionale Pd Simona Bonafè, Serena Arrighi, il parlamentare Cosimo Ferri e Angelo Zubbani, che è anche segretario regionale del Psi. Ferri e i socialisti con il loro 15% circa, sono l’ago della bilancia, non c’è dubbio: Zubbani ci terrebbe molto a convogliare la sua coalizione riformista verso Arrighi, ma alla luce del suo trascorso (sindaco per due volte) e del peso specifico di Ferri, non vorrebbe certo garantire un appoggio ufficioso. I due alleati vorrebbero un apparentamento: questo permetterebbe innanzitutto ai socialisti di entrare in consiglio comunale (a oggi sono esclusi) e alla lista Ferri di rafforzare il numero degli eletti.
La faccenda interessa anche al candidato di area centrodestra, Simone Caffaz: senza accordi ufficiali può senz’altro contare sui voti di area moderata e di destra, e quindi con la coalizione di Andrea Vannucci una sintonia c’è già, nonostante i dissapori delle scorse settimane, e potrebbe anche sfociare in un apparentamento. Ma i numeri dicono che Caffaz e Vannucci non possono avere un’alta probabilità di vincere, ecco perché in via più o meno informale, anche Caffaz i lancia segnali a Ferri e Zubbani, prospettando una sorta di grande coalizione, con al primo posto una piattaforma programmatica e ovviamente poca ideologia.
Adesso il pallino ce l’ha soprattutto Serena Arrighi, perché lei è in vantaggio, e lei può decidere se accettare di fare un accordo organico con Ferri e Zubbani (con il rischio però di perdere per strada un po’ di sinistra), e così garantirsi almeno sulla carta un prezioso 15%. Caffaz è alla finestra: se oggi Arrighi dovesse dire di no all’apparentamento con Ferri e Zubbani, quasi certamente Caffaz sarebbe pronto a cogliere l’opportunità di costruire un’alleanza trasversale per presentarsi al ballottaggio con chance concrete di giocarsela voto su voto con la rivale.