West Nile, c’è il secondo decesso in Veneto: cresce la preoccupazione, un caso anche in Friuli Venezia Giulia
foto da Quotidiani locali
Sale a due il numero delle vittime riconducibili all’encefalite causata dal virus West Nile in Veneto e altre due sospette. Dopo l’83enne, deceduto alla fine della settimana scorsa in Geriatria a Piove di Sacco, nella sera di martedì 19 luglio all’ospedale di Schiavonia è morto anche un uomo di 77 anni di Legnaro. Si tratta di una persona con patologie pregresse, ricoverata con un quadro neurologico da West Nile: «Le sue condizioni si sono aggravate molto velocemente» spiega il dottor Luca Sbrogiò, direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Usl 6 «giusto il tempo di sottoporlo agli esami ed è morto».
Sale quindi a cinque il numero delle persone ricoverate in ospedale con encefalite da West Nile: oltre ai due decessi, il 73enne ricoverato a Schiavonia ormai in definitiva via di recupero e un 72enne di Anguillara Veneta ricoverato in Azienda Ospedale Università. Confermata, infine, la positività al West Nile per il 62enne ricoverato a Piove di Sacco. A questi casi si aggiunge il contagio di due donatori di sangue asintomatici.
Colpiti da West Nile anche i cavalli: due quelli che hanno sviluppato un quadro neurologico. «La sorveglianza ci consente di capire come si sta muovendo il virus sul territorio» prosegue Sbrogiò «sebbene adesso i casi siano concentrati nella zona sudorientale della provincia, è facile pensare che il virus continuerà ad estendersi, anche al di fuori della provincia. Del resto siamo in anticipo di un mese rispetto al 2018, anno di maggior incidenza del West Nile sul territorio: allora i primi casi erano comparsi a Ferragosto».
L’Usl Euganea ha già inviato una lettera ai sindaci del territorio con le indicazioni per limitare la diffusione del virus: dalla gestione degli spazi privati a quella delle aree comuni, soprattutto con interventi larvicidi, con l’ulteriore possibilità di intervenire con interventi adulticidi la sera prima dello svolgersi di sagre ed eventi limitatamente alle zone considerate a rischio: «L’uso di repellenti resta la prima arma» prosegue Sbrogiò «è importante che anche i caregiver si assicurino che gli anziani, che sono i più fragili, li utilizzino. Lo stesso devono fare tutti, comprese donne in gravidanza e bambini: non ci sono controindicazioni in questo senso».
Infine, in cura nelle strutture ospedaliere dell’Usl 6 due pazienti con encefalite causata dalla puntura di una zecca, si tratta di due padovani che sono stati contagiati in montagna.