Ungheria e quei consiglieri vicini al premier Orbán: “Troppe laureate, maschi a rischio e anche la natalità è in pericolo”
Il caso scoppia dopo una ricerca effettuata su un test di 700 persone
Troppe donne laureate. Questo, per un’ala del parlamento ungherese molto vicina al premier Viktor Orbán sarebbe alla base del rallentamento demografico in Ungheria. Non solo. Il fenomeno dell' “istruzione rosa” (pink education) che favorisce le donne in Ungheria potrebbe mettere in pericolo l'economia, abbassare il tasso di natalità e svantaggiare gli uomini.
È la denuncia contenuta in un rapporto redatto da un watchdog del Parlamento e considerato vicino al premier Viktor Orban, scrive il Guardian online. Secondo gli autori del documento, le donne sono sovrarappresentate nell'istruzione superiore ungherese e avvertono che un aumento delle laureate potrebbe rendere le donne meno propense a sposarsi e ad avere figli. Orban ha cercato di rilanciare il tasso di natalità dell'Ungheria che è in calo. Nel 2019 ha annunciato che le donne con quattro figli saranno esentate a vita dal pagamento dell'imposta sul reddito. Il documento sostiene che nell'ultimo decennio nelle università ungheresi si sono iscritte più donne che uomini, con una percentuale che quest'autunno si è attestata al 54,5%. Nel frattempo, gli studenti maschi hanno abbandonato le università a un tasso più elevato. Non solo.
Secondo il rapporto i «tratti femminili» come la maturità emotiva e sociale sono favoriti nel sistema educativo ungherese, il che significa che l'uguaglianza sessuale sarebbe «notevolmente indebolita». I ricercatori hanno quindi avvertito che l'economia ungherese potrebbe essere messa a rischio se venissero sottovalutati i «tratti maschili», elencati come le competenze tecniche, l'assunzione di rischi e l'imprenditorialità. Il rapporto, redatto dall'Ufficio dei revisori dei conti statali, è stato pubblicato il mese scorso, ma le conclusioni sono state pubblicate ora al quotidiano Nepszava suscitando aspre critiche da diversi politici ungheresi e da esperti di diritti umani. Da tempo l'Ungheria viene criticata per le sue disuguaglianze di genere. Dopo una visita nel 2019, il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Dunja Mijatovic, ha detto che il Paese sta arretrando in materia di parità di genere e diritti delle donne. A riprendere il rapporto, uscito il mese scorso, è stato anche il quotidiano Nepszava ed inevitabilmente sono montate una marea di polemiche e reazioni.
L’onda delle polemiche è arrivata anche in Italia, alimentando il dibattito elettorale. «Meno donne laureate per invertire la crisi demografica. È questa la ricetta di Viktor Orbán. Nella visione delle destre europee le donne vengono emarginate e umiliate. Come la pensano i fedeli alleati del leader ungherese. Giorgia Meloni e Matteo Salvini? Il rischio è che sia così l'Italia che hanno in mente per le donne dal 26 settembre». Così la vicepresidente del Parlamento Europeo, Pina Picierno. E su Facebook la senatrice Pd e presidente della Commissione FemminicidioValeria Valente scrive: «Alle donne piace troppo studiare, in troppe frequentano l'Università e diventano insegnanti. Il pericolo è che le donne laureate siamo meno propense a sposarsi e ad avere figli. È questa l'ultima teoria di Orban, premier ungherese modello della destra di Salvini e Meloni, che la denatalità è la conseguenza di scelte politiche che hanno lasciato e continuano a lasciare le donne ai bordi del campo di gioco. Evitare di affrontare il nodo dell'occupazione femminile, dell'emersione del lavoro di cura, della scarsità dei servizi alla famiglia e di un welfare accogliente per donne e bambini significa prediligere un modello di famiglia tanto reazionario, discriminatorio ma soprattutto miope e contro la crescita e lo sviluppo del Paese».