Gelsomina Vigliotti: “La politica non cambi il Recovery, i fondi ci sono, ora servono riforme”
La vicepresidente della Bei: «In un anno 13 miliardi per spingere gli investimenti strutturali del Paese»
«Deviare dal Piano nazionale di ripresa e resilienza in questo momento non è quello che serve». Gelsomina Vigliotti, vicepresidente della Banca europea degli investimenti (Bei) fa il punto sulla complessa situazione italiana. Fra tornata elettorale, alti costi dell’energia e criticità da risolvere. A cominciare dal segmento idrico, che con l’autunno alle porte rischia di diventare sempre più importante a livello di sicurezza strategica.
Quali sono le tre priorità dell’Italia nel 2023?
«Sostenere le aziende in un momento come questo, che con i problemi a livello energetico diventerà critico. Soprattutto attraverso strumenti che non siano solo di sussidio a breve termine ma che siano di supporto a investimenti di lungo termine. Occorre guardare all’utilizzo dei fondi pubblici con un’ottica di sostenibilità. Poi, sostegno all’occupazione, in modo che sia anche qualificata. Anche noi stiamo supportando l’educazione nell’eurozona, dato che riteniamo che sia un tema cruciale. Terzo punto, supporto alle famiglie, visto che la crisi energetica morderà e morderà i ceti più vulnerabili, quelli che saranno anche colpiti da un’inflazione crescente. Il contesto è complesso, ma è proprio questo il momento di non deviare dal Pnrr».
Come mai?
«Perché è stato programmato in un momento in cui bisognava ricostruire un’economia, di risollevarla, dopo la crisi pandemica. Lo choc energetico è diverso ma sinceramente non ci sono alternative ai settori individuati come critici nel Pnrr. Va ad affrontare problematiche di cui per l’Italia si parla da decenni. E bisogna saper sfruttare le occasioni di crisi per fare quel salto di qualità che a volte è più difficile fare in tempi di normalità».
Però adesso si discute di rinegoziazione del Pnrr. Questo può essere un problema?
«Assolutamente sì. Non penso che ci sia né la possibilità né la convenienza a rinegoziare un tale pacchetto. Ovviamente gli aggiustamenti al margine, legati al cambiamento della congiuntura, penso che in tutti i Paesi dell’Ue possano essere fatti, ma questi sarebbe aggiustamenti correlati non a fenomeni politici, bensì geopolitici. Alla luce di questo non escludo che ci possano essere aggiustamenti di tal genere, ma non sull’individuazione delle riforme e delle priorità. Anzi, le priorità mai come in questo momento diventano sempre più importanti. Dall’efficientamento energetico al settore idrico, ci sono delle priorità innegabili per il Paese. Ovviamente il costo dell’energia avrà un impatto».
L’autunno è iniziato, e dal punto di vista idrico l’Italia ha dei problemi.
«Il legame tra il clima e l’acqua è estremamente forte. L’acqua sta diventando sempre più scarsa, più inquinata, i cambiamenti hanno un impatto sulla biodiversità. E l’acqua gioca un ruolo fondamentale su questo. Così come l’urbanizzazione, che rende i terreni sempre più permeabili. Quindi l’approccio è che bisogna lavorare con un approccio di economia circolare anche in questo settore».
L’Italia cosa sta facendo in quest’ambito? E voi che mano state dando al Paese, dopo i 13 miliardi di euro del 2021?
«Quello che stiamo vedendo è che c’è un’attenzione crescente, che si è manifestata soprattutto con il Pnrr, che di fatto individua quali sono le maggiori criticità dell’Italia. Molti discutono sul fatto se le misure messe a disposizione siano sufficienti o meno. Ma il messaggio dominante è forte e chiaro: il Pnrr non sono solo soldi, ma anche riforme. E completando quelle nel settore idrico sarebbe molto più facile attrarre investitori privati ma soprattutto investire in maniera più efficiente le risorse pubbliche. Il gap finanziario nel segmento dell’acqua è importante».
Cosa avete osservato?
«Quello che abbiamo visto a livello di Bei è che dove ci sono realtà sviluppate si può ragione su investimenti sostenibili. Il problema è il finanziamento di quelle piccole società che soffrono le criticità del sistema, come una tariffazione che spesso non coincide con i costi, o come la dispersione dell’acqua stessa. Quindi, gli interventi che possono essere effettuati con il Pnrr possono sicuramente stimolare una maggiore attrazione degli investimenti».
E qui arriviamo alla questione cruciale di questi giorni. L’anno termico inizia il primo ottobre e molte utility sono scoperte per richieste di margini di garanzia troppo elevati.
«È un problema ed è un problema che va affrontato, anche se pare parzialmente rientrato. Noi come Bei non possiamo intervenire sulla compensazione dei prezzi, ma possiamo intervenire verso le utility per i loro investimenti. Quello su cui siamo molto impegnati è la spinta verso le fonti di energia rinnovabili, visto che i prezzi sono più bassi e i vantaggi maggiori, così come sul disaccoppiamento del prezzo del gas, e sul tetto allo stesso».
E poi?
«C’è bisogno di spingere sull’efficientamento energetico. Si può fare molto fin da subito. Certo, siamo pienamente consapevoli delle difficoltà del momento, e in questo laddove le utility avessero bisogno di supporto nei loro piani d’investimento siamo ovviamente disponibili. C’eravamo e ci siamo».