Vigilessa di Ronchi assente durante il servizio: inizia il processo
RONCHI DEI LEGIONARI Si è aperta la fase istruttoria dibattimentale, giovedì, al Tribunale di Gorizia, davanti al Collegio presieduto dal giudice Marcello Coppari, a latere i giudici Concetta Bonasia e Francesca De Mitri, con l’ascolto dei primi, e unici, testimoni presentati dal pubblico ministero Ilaria Iozzi.
Si tratta del processo in relazione all’ipotesi di reato di peculato, disciplinato dall’articolo 314 del Codice penale, nei confronti di un’agente della Polizia locale di Ronchi dei Legionari. Nel procedimento il Comune si è costituito parte civile, rappresentato dall’avvocato Giovanni Battista Bossi, del Foro di Udine.
La contestazione della Procura riguarda in particolare cinque episodi collocati tra il 4 gennaio e il 6 febbraio 2018 in ordine alla presenza di una vettura della Polizia locale in tre casi nel parcheggio del Sacrario di Fogliano Redipuglia, negli altri due nel park dell’ex Detroit e davanti a un’abitazione.
Circa un mese di “monitoraggio” eseguito dai carabinieri, a fronte di presenze variabili tra i dieci e i trenta minuti.
A sostenere la difesa dell’agente Diana Prodan è l’avvocato Sascha Kristancic.
Nel corso dell’udienza si è partiti dal primo evento dal quale era scaturita l’attività inquirente, il 4 gennaio 2018. Tutto era iniziato da un giro esterno del custode attorno all’area monumentale, che, per competenza e mansione principale, provvedeva a controllare l’ordine generale.
«Come di consueto, stavo effettuando il mio servizio, e sono salito nella parte alta del Sacrario. Ad un certo punto, ho notato un’auto della Polizia locale» e «una Mercedes in sosta nel parcheggio», ha aggiunto il teste rispetto alle domande del pubblico ministero.
Il custode aveva informato il direttore, il quale aveva provveduto a richiedere l’intervento dei carabinieri, non prima di invitare il dipendente ad annotare il numero delle targhe.
Il custode si trovava ad una decina di metri dal parcheggio, ha confermato in aula, riferendo poi di aver visto che «all’interno della Mercedes c’erano un uomo e una donna dai capelli biondi».
Quando è giunto il carabiniere le auto s’erano già allontanate, pertanto il militare s’era informato circa le telecamere di sorveglianza della zona in questione, ai fini della visione delle immagini.
Immagini che il custode, ha sempre spiegato, ha scorso il giorno successivo, prima della convocazione alla stazione dell’Arma per la raccolta delle sommarie informazioni testimoniali.
La sosta delle vetture è durata dalle 14.03 alle 14.45, ha dichiarato poi il carabiniere che aveva coordinato le indagini, nel corso della sua testimonianza. Ha dato conto di una serie di elementi dell’indagine, i relativi verbali sono stati acquisiti dal Collegio.
Il pubblico ministero ha posto una domanda in ordine agli episodi contestati: «Ha accertato se l’agente era in servizio?». Il teste ha confermato: «Risultava in servizio, ma non esterno».