La Pallacanestro Trieste in un mese ha cambiato volto. E ora sa come si vince
foto da Quotidiani locali
TRIESTE. C’era una squadra che in troppi, e troppo frettolosamente, indicavano come principale indiziata a lasciare la categoria. C’era una squadra che destava scetticismo e curiosità perchè aveva deciso di mettere sulla panchina un trentenne alla prima esperienza da head coach. C’era una squadra che...«Vedrai, ben che vada, avranno dieci punti alla fine della stagione».
C’è una squadra che nella sua corsa verso la salvezza ha sostenuto due scontri diretti, entrambi in trasferta, e li ha vinti. C’è una squadra che assiste adesso alla scoperta del proprio coach dopo che in un mese ha vinto tre partite e davanti all’esigente popolo del Forum per tre parziali se l’è giocata alla pari con Milano. C’è una squadra che, vincesse domenica sera, sarebbe più vicina alla zona play-off che a quella retrocessione.
L’ieri e l’oggi della Pallacanestro Trieste sono tutti qui. E per una volta lasciamo che parlino i fatti. I biancorossi, dopo lo scalpo di Napoli un mese fa, domenica scorsa si sono presi anche quello di Reggio Emilia, due punti pesantissimi per rincorrere la serenità. La serie degli scontri diretti riserva, da qui alla fine del girone d’andata, in ordine sparso Verona, Scafati e Treviso, altre pretendenti alla salvezza. Intanto domenica all’Allianz Dome - a proposito, sarà la volta buona per tornare sopra le tremila presenze? - arriverà Brindisi con la prospettiva, battendola, di agganciarla a quota 8.
A Reggio Emilia la squadra di Marco Legovich piazzato il primo break non si è più fatta raggiungere. Ruotando 11 giocatori ma mantenendo costante la pressione difensiva Trieste ha arginato i terminali offensivi emiliani e ha tolto dal match il temuto Hopkins, uno che peraltro se non è in giornata è già bravo ad annullarsi da sè. I biancorossi hanno vinto nella sera in cui il loro giocatore più noto per capacità d’attacco, Gaines, allenatosi a mezzo servizio in settimana, ha scritto zero. Una rarità per uno che è stato capocannoniere della serie A.
IL COACH Nel dopogara Legovich ha elogiato il gruppo. «Uomini veri, un gruppo che sta bene anche dal punto di vista umano». Di questo gruppo, però, l’artefice è proprio il coach più giovane del campionato. Ha convinto due tiratori, Gaines e Campogrande, che se non è serata si può pur sempre contribuire in altro modo alla causa. Ha gestito l’esuberanza di Bartley, tatticamente anarchico in precampionato, valorizzando le sue doti fisiche e tecniche ma nel contesto del collettivo. Risultato: il “toro” porta palla se serve, aiuta a rimbalzo, selezione meglio le conclusioni. Ha dato fiducia, attendendolo, a AJ Pacher, lo ha incoraggiato a prendersi più responsabilità e quello ha elevato il proprio rendimento. Ha lavorato su Deangeli per dargli anche una dimensione offensiva e adesso il capitano mette una tripla a partita senza prendere a badilate il canestro. Ha coinvolto Bossi anche dopo l’arrivo di Ruzzier, confermandogli la stima e un ruolo nel gruppo. Infine, quella che sembra ormai una missione: far esplodere definitivamente Lever. Non c’è occasione in cui Legovich non sottolinei che l’altoatesino ha margini di miglioramento importanti ma deve convincersene. A Reggio Emilia Lever è stato protagonista nell’ultimo quarto infilando quattro liberi e andando a sfidare in uno contro uno Reuvers battendolo in semigancio. Una bella dimostrazione di personalità. La coppia Pacher-Lever insieme sul parquet, apparentemente insolita visto che sarebbero le due ali forti del roster, si dimostra un’arma interessante. Rispetto a Spencer è più ordinata e affidabile e rispetto a Vildera ha più colpi in attacco sapendo colpire dai 6,75.