Regione, Comuni, fabbriche e scuole: chi resta aperto e chi no per il ponte dell’Immacolata
foto da Quotidiani locali
C’è il ponte dell’Immacolata ma, nonostante il caro bollette, non tutti gli enti pubblici in Friuli Venezia Giulia, nè le aziende e le scuole allungheranno il week-end fino a domenica 11. In particolare a tenere tutto aperto sarà la Regione autonoma, nelle sue sedi principali di Trieste e Udine e in quelle periferiche, come ha confermato l’assessore alle Autonomie locali Pierpaolo Roberti. «Venerdì 9 è un giorno feriale - spiega - non facciamo il ponte, gli uffici resteranno aperti con il consueto orario».
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Stesso discorso, almeno per quanto riguarda gli uffici, all’università di Udine. «Venerdì siamo aperti - spiegano i responsabili delle pubbliche relazioni -. L’ateneo osserverà una pausa natalizia più lunga, da sabato 24 dicembre a domenica 8 gennaio, perchè noi già da diversi anni siamo attenti a risparmiare su gas, elettricità, utenze e altro.
In più nel periodo dal 22 ottobre al 7 aprile 2023 l’ateneo ha deciso di ridurre di 15 giorni l’accensione degli impianti di riscaldamento – 8 per posticipo accensione e 7 per anticipo chiusura –, e di fissare la temperatura degli ambienti a 19 gradi».
Impiegati e operai dei Comuni, invece, potranno agganciare il venerdì tra l’Immacolata e il sabato, restando a casa per 4 giorni. Seguono questa linea i centri più importanti, come Udine e Pordenone, ma a rimorchio vanno anche molti altri municipi. Ci saranno, ovviamente, delle eccezioni obbligate.
«Venerdì 9 - assicura l’assessore comunale di Udine Fabrizio Cigolot - resteranno a disposizione dei cittadini l’ufficio protocollo a palazzo D’Aronco, i servizi demografici, lo stato civile, il cimiteriale, la polizia locale, oltre a biblioteche e musei.
Gli altri uffici saranno chiusi, così avremo la possibilità di risparmiare sui costi di luce e gas. Il venerdì, comunque, per noi è una giornata che, per la stragrande maggioranza dei dipendenti, già di regola finisce alle 14».
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Situazione fluida anche tra le maggiori realtà produttive. «In linea di massima - spiega il responsabile industria della Cisl regionale Cristiano Pizzo - , per un motivo o per l’altro il ponte dell’8 dicembre molte fabbriche lo fanno, non sarebbe la prima volta.
Non si tratta solo di risparmi sulle utenze, la regola vale un po’ trasversalmente tra i settori, metalmeccanica, chimica, vetro, legno, ma non è appunto legata solo al tema dei rincari energetici. Le cose, anche in questo ultimo trimestre, dove si temevano scenari peggiori, non sono andate male.
Basti pensare che è stato utilizzato solo il 28% delle ore di cassa integrazione richieste dalle aziende. Non si fa quindi ricorso all’ammortizzatore sociale, perché un discreto di lavoro c’è e persiste. Chi sceglie di fermare i macchinari venerdì, fa i suoi conti, abbatte qualche costo e compatta il lavoro nei giorni successivi.
Poi si fa una tirata fino a Natale per chiudere l’anno, mentre nelle due settimane che seguono si approfitta per le manutenzioni e per gli inventari. Qui da noi le aziende hanno un carico di lavoro di buon livello, il portafoglio ordini, anche se non con punte eccezionali, permette la navigazione. Anche se i costi dell’energia e delle materie prime restano un’incognita e preoccupano».