foto da Quotidiani locali
«Abbiamo imparato a fare i salti mortali negli ultimi due anni e siamo pronti ad affrontare con ottimismo il 2023 con tutte le incognite che si porta dietro». L’ottimismo di Attilio Perteghella è lo stesso di Alessandro Saviola, di Ilaria Jahier («d’altronde se uno non è ottimista non farebbe l’imprenditore») e di Guido Rovesta («per essere imprenditori bisogna anche essere un po’ folli e visionari») a chiusura della tavola rotonda “Oltre le crisi: lo sguardo sul futuro delle aziende dopo pandemia, guerra, caro energia” moderata dal direttore della Gazzetta Enrico Grazioli durante l’evento “Più 300”. E non è l’unico denominatore comune nella narrazione di cosa sono stati gli ultimi due anni e di come il mondo imprenditoriale mantovano si stia attrezzando per affrontare le sfide che lo attendono in un 2023 che, come spiegato dal professor Teodori dell’Università di Brescia, «avrà criticità in più rispetto al 2022 a causa di inflazione e della variabile del costo dell’energia». Dal gruppo Saviola leader nella lavorazione del legno riciclato alla Unical che progetta e produce caldaie civili e industriali, dal gruppo Finservice, prima società italiana specializzata nella finanza agevolata, all’Industria molitoria Perteghella specializzata nella produzione di farine: la resilienza di realtà produttive così diverse, hanno raccontato, si chiama soprattutto «elasticità, capacità di adeguarsi ai cambiamenti e reinventarsi in tempi rapidi» ma anche «internazionalizzazione» così come suggerito sempre dallo studio dell’Università di Brescia.
RESILIENZA OLTRE LA CRISI
Davanti al susseguirsi di crisi iniziate con quella Covid «noi eravamo già pronti – ha spiegato Saviola – perché per noi la trasformazione era avvenuta già nel 2009 quando l’azienda era appesantita da un carico debitorio importante e di fronte alla crisi finanziaria internazionale ci eravamo trovati nella necessità forte di trasformarci. Le crisi recenti ci hanno visti già capaci di adeguarci ai cambiamenti, preparati e con una solidità finanziaria che ci ha aiutato ad affrontare il fermo produttivo di tre mesi del 2020». Anche Unical «è stata colta dalla pandemia in un momento di rinascita e crescita – ha raccontato la vicepresidente e creative director Ilaria Jahier – avevamo appena sostituito dieci persone ai vertici aziendali, eravamo in una fase di slancio verso il futuro. Siamo stati la prima impresa a chiudere per due mesi, nonostante il codice Ateco ci consentisse di continuare a produrre, anche perché la nostra sede principale a Caorso è molto vicina a Codogno da dove provengono numerosi dipendenti, ma a fine 2020 eravamo già lanciati sul 2021 che ci ha dato grandi soddisfazioni». Finservice dal canto suo ha addirittura registrato nel 2020 «il miglior bilancio di sempre» ma il suo presidente Rovesta ricorda bene quando «a fine febbraio, dopo aver ascoltato un tg sul Covid decisi di chiudere, mettere tutti i 350 dipendenti in smart working e ho pianto perché vedevo 25 anni di attività in fumo e nessuna prospettiva». Poi è accaduto «che ci siamo reinventati grazie al mondo degli incentivi, con servizi nei confronti delle banche, accompagnando istituzioni e imprese a incassare i 400 miliardi che lo Stato aveva messo a disposizione così come verso le opportunità date dalla partita 4.0» e alla fine «il 2020 è stato un momento positivo che si è protratto nel 2021». Un reinventarsi che ha riguardato anche Industria Perteghella «dopo che con l’emergenza abbiamo perso la metà dei clienti con la chiusura di ristoranti e hotel e avevamo il problema di raggiungere i clienti nelle zone rosse» ma anche per affrontare il boom di consumi di farina a livello domestico «e ringrazio tutti i miei dipendenti che hanno lavorato 24 ore su 24 anche nei festivi per far fronte alla domanda»
OTTIMISMO PER IL 2023
Certo il 2023 «desta preoccupazione per le incertezze legate al costo dell’energia, l’inflazione, il costo delle materie prime e la tenuta della domanda» ma per Saviola la ricetta per il futuro deve passare da una sempre maggiore internazionalizzazione «con l’obiettivo di invertire i dati attuali che vedono il nostro fatturato per il 60% italiano e per il 40% estero» così come «una sempre maggiore sostenibilità vera che porta vantaggi anche per la competitività delle aziende». E lo stesso vale per Unical «che da sempre fa ricerca, con trenta addetti dedicati, per il risparmio energetico e per il Pianeta», che per il futuro sta già lavorando «anche su elettrico e idrogeno» come annunciato da Jahier convinta che la creatività debba far parte del bagaglio di ogni imprenditore intesa anche come «capacità di reagire alle situazioni, essere flessibili, reattivi e coraggiosi con energia e passione». E «internazionalizzazione e velocità» sono gli ingredienti del futuro delle imprese grandi e piccole anche per Finservice insieme «all’investimento nella formazione». I problemi da affrontare non saranno pochi soprattutto per le aziende energivore «ma dopo i pugni degli ultimi due anni – ha concluso Perteghella – quello che prevale è l’ottimismo. Dalla pandemia in poi è stato chiaro che servono aziende molto duttili, capaci di osservare i bisogni e adeguarsi subito alle nuove esigenze. E lo siamo stati».