Nuova produzione al via a Trieste, già 50 al lavoro: è iniziata a Bagnoli l’era di Bat

Entrata in funzione la prima linea: si parte con le bustine alla nicotina contro la dipendenza dalle sigarette tradizionali

TRIESTE. Una promessa è una promessa. Era giugno quando veniva posato il tetto sul primo dei due stabilimenti costruiti da British American Tobacco a Bagnoli di Rosandra. Era stato un giorno di festa e il vicepresidente di Bat Italia Andrea Di Paolo prometteva a un’affollata platea l’inizio della produzione entro la fine dell’anno. Detto fatto. A poco più di un anno dall’annuncio ufficiale dell’investimento da 500 milioni per la realizzazione del nuovo sito produttivo nel comprensorio di FreeEste, e a sei mesi dalla posa di quel tetto, nella mattinata di l’altro ieri, lunedì 12 dicembre, è entrata in funzione la prima linea di produzione dello stabilimento di Bat Italia a San Dorligo della Valle.

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La “fase uno” vede già operativa una cinquantina di lavoratori, molti dei quali ad alta specializzazione internazionale, e si concentra sulle bustine a marchio Velo “modern oral”. Si tratta di piccoli sacchetti dal colore bianco contenenti foglie aromatiche secche e sminuzzate, cui vengono aggiunti sali di nicotina con vari tipi di gradazione. I fumatori possono tenerli tra labbro superiore e gengiva per ricavarne un rilascio graduale di nicotina, che consente di ridurre gradualmente la dipendenza dalle sigarette tradizionali.

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Le nicotine “pouches” sono infatti una proposta relativamente nuova nel campo, parte della gamma che il colosso dei tabacchi presenta oggi come strumenti per la riduzione dei danni da fumo. Le “modern oral” di Trieste sono per ora destinate alla commercializzazione in Danimarca, dunque non sono interessate dai vantaggi dell’esenzione doganale. In Italia, con il via libera ormai in tasca, le bustine saranno vendute in tabaccherie e negozi di sigarette elettroniche a partire dal prossimo anno.

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La linea di produzione lanciata lunedì si compone di tre fasi. Nella prima, appunto, vengono create le “pouches”, le bustine Vela. Al momento i “maker” adibiti alla produzione degli involucri di nicotina, vero e proprio cuore della catena di montaggio, sono in grado di produrre fino a 1.200 bustine al minuto. Ma si prevede di raddoppiarne la capacità già nelle prossime settimane, una volta terminata la procedura dei test di qualità. Contemporaneamente, sempre nella prima fase, vengono realizzati i “can”, cioè i barattoli destinati a contenere le “pouches”. Le bustine vengono quindi inserite nei “can”, i quali sono poi passati al controllo del peso e dei metal detector. Ogni “can” conterrà esattamente 20 “pouches”.

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Superati i controlli si passa poi alla seconda fase, in cui avviene l’etichettatura superiore, laterale e inferiore del prodotto, e l’applicazione della marca da bollo, in questo caso danese. La terza e ultima fase è finalizzata all’imballaggio dei barattoli, raggruppati in serie da cinque o 10 pezzi con l’utilizzo di una termoformatrice, che crea “stick” pronti per essere inscatolati e infine spediti.

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Al momento, lo stabilimento è in grado di produrre circa 280 mila confezioni al giorno, ma già si mira ad aumentarne l’efficienza a 560 pezzi al dì. A gennaio 2023, infatti, sarà installata la seconda linea di produzione, mentre entro la fine del prossimo anno saranno attive tutte e quattro le linee. Il sito di Bagnoli sarà peraltro il primo del gruppo Bat a livello mondiale a sviluppare anche prodotti farmaceutici per la terapia sostitutiva della nicotina. Prodotti, al momento, non commercializzabili in Italia, e per i quali si attendono le necessarie autorizzazioni da parte dell’Aifa, che dovrebbero arrivare entro la fine del prossimo anno.

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Con quest’ultimo tassello il primo stabilimento sarà così a pieno regime. La promessa, o in questo caso l’auspicio, è che ciò avvenga già per la bella stagione. L’innovation hub giuliano prevederà quindi un secondo impianto, in cui troveranno spazio le linee a potenziale rischio ridotto, dunque senza combustione, come le sigarette elettroniche “Vuse” da usare con liquido o tabacco riscaldato “glo”. La conclusione dei lavori per il secondo stabilimento è prevista per il 2024. Quando sarà tutto detto e fatto, l’investimento ammonterà proprio a 500 milioni entro cinque anni, in linea quindi con le previsioni della multinazionale britannica, con 600 assunzioni dirette e un totale di 2.700 posti di lavoro considerando l’indotto a livello locale e nazionale