L’inflazione si fa sentire, salgono i costi dell’energia e del personale: case di riposo verso il rincaro delle rette
Per contenere gli aumenti la Regione ha autorizzato le strutture a intervenire anche a metà anno
UDINE. L’aumento del costo del personale unito al caro bollette e all’inflazione ormai fissa all’12 per cento su base annua, costringerà le case di riposo ad aumentare le rette mensili a partire dal prossimo anno.
La stima rischia di trasformarsi in un salasso: per coprire i maggiori oneri i consigli di amministrazione dovrebbero deliberare incrementi che, mediamente, da un minimo di 5 possono arrivare anche a 9 euro al giorno.
Il condizionale è d’obbligo perché si tratta di cifre talmente elevate da risultare inapplicabili. Non a caso la Regione ha deciso di accogliere il suggerimento di Federsanità e di “soccorrere” le strutture per anziani, autorizzandole a ritoccare le rette anche a metà anno. Questo è un modo per contenere i rincari immediati, auspicando che, nei prossimi mesi, la curva dei costi inizi a scendere.
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Finora il correttivo in corsa non è mai stato consentito, ma di fronte a queste stime la Regione sta facendo il possibile per mantenere i rincari intorno a un euro al giorno come in passato. Dopodiché, a metà anno, a seguito di una nuova verifica, ogni struttura deciderà se alzare il tiro.
I rincari
Nel post pandemia, la situazione finanziaria delle strutture per anziani resta uno dei punti critici che rischia di creare nuovi problemi di bilancio. «Tutte le case di riposo saranno costrette ad aumentare le rette mensili – conferma il coordinatore dei direttori generali delle Asp e delle case di riposo iscritte a Federsanità, Giovanni Di Prima –, il problema è capire di quanto».
Di Prima riassume la situazione soffermandosi sui «tre fattori che incidono sulle rette: il primo è sicuramente il rinnovo dei contratti di lavoro applicati al personale della sanità, questo fattore incide soprattutto nelle strutture che gestiscono direttamente il personale».
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Tra queste ultime c’è l’Asp la Quiete di Udine, dove il presidente Alberto Bertossi, rinvia ogni valutazione alla prossima seduta del consiglio di amministrazione. Va ricordato che un anno fa la Quiete, nonostante l’aumento dei costi sostenuto per garantire i livelli di sicurezza anti Covid, era riuscita a mantenere invariate le rette.
Quest’anno, insiste il presidente, «sarà praticamente impossibile confermarle, da adesso a fine anno abbiamo convocato una serie di sedute di consigli di amministrazione per analizzare la situazione».
Sulle rette pesa anche – queste sono le parole di Di Prima – l’inflazione che da sola vale almeno il 10 per cento dei costi: solo su un appalto da un milione di euro il rincaro ammonta a 100 mila euro. Ma un milione di euro è l’importo minimo per una casa di riposo di piccole dimensioni, mediamente si parla di importi milionari».
Ultimo ma non per importanza il caro energia, un dato, secondo Di Prima, difficilmente prevedibile anche perché i consumi sono determinati, in primis, dalle condizioni atmosferiche. «L’altro aspetto imprevedibile è la dinamica dei prezzi dell’energia» insiste il rappresentante di Federsanità nel riconoscere che gli aumenti giornalieri non possono andare oltre l’euro. «La Regione, per la prima volta, su richiesta di Federsanità, ci ha dato la possibilità di modificare le rette durante l’anno» aggiunge il coordinatore dei direttori generali delle case di riposo, secondo il quale la possibilità di aumentare le rette mensili anche durante l’anno offre la possibilità «di non alzarle di molto ora e di valutare la situazione in corso d’opera».
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L’assessore
«Negli ultimi due anni, per sostenere il sistema delle case di riposo, siamo intervenuti con una decina di milioni di euro». Il vicepresidente con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, lo sottolinea per confermare di aver recepito dal sistema la necessità di introdurre la misura che consente di aumentare le tariffe anche a metà anno. Allo stesso modo, l’assessore ricorda di aver già fatto la riforma di gestione delle case di riposo, «ora – precisa Riccardi – c’è un problema di razionalizzazione delle strutture di sistema con un piano straordinario di investimenti che difficilmente sarà varato nel corso di questa legislatura».
Di fronte alla crescita dell’età media della popolazione si tratta di «adeguare il servizio a un fabbisogno di salute per dare risposte a chi viene assistito a casa e a chi sceglie la struttura». —
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