Le associazioni del Carso: «Il Crp di Padriciano è nostro»
foto da Quotidiani locali
TRIESTE Vogliono rimanere nelle sedi che occupano da decenni, dove sono cresciute e hanno scritto le loro piccole grandi storie.
Si è alzata forte sabato pomeriggio, all’interno del comprensorio dell’ex Crp di Padriciano, il loro storico quartier generale, la protesta delle associazioni che fanno parte dell’Unione coordinativa delle borgate carsiche: si tratta di un nutrito gruppo di realtà dell’altipiano impegnate su vari fronti - culturali, sociali, musicali, ricreativi, legati all’agricoltura - che nel corso del tempo hanno «migliorato e adattato alle esigenze operative, a proprie spese, i locali dell’ex Campo degli optanti istriani di Padriciano».
Il complesso, come è noto, è stato destinato dal Comune, che ne è proprietario, all’Università, che in quell’area dovrebbe costruire un nuovo campus. Le associazioni che aderiscono all’Unione coordinativa delle borgate carsiche, però, si rifanno a «precisi accordi stipulati nel dopoguerra, integrati poi da un ulteriore provvedimento, datato ’72, che indicava la stessa Unione coordinativa quale custode del comprensorio».
Esattamente un anno fa, il 5 marzo 2022, il Comune aveva bloccato l’ingresso al comprensorio, facendo mettere i lucchetti ai cancelli e «impedendoci di fatto da un giorno all’altro l’accesso ai locali che avevamo sempre utilizzato, e contribuito anche a mantenere vivi e in buon ordine, e di conseguenza a svolgere le nostre attività», ha ricordato Carlo Grgic, responsabile dell’Unione coordinativa, rivolgendosi alla folla che si è radunata all’ingresso del Campo:
«Oggi, 4 marzo, siamo qui per riprendere possesso di quanto ci spetta per legge e rispondere così al Comune di Trieste». L’ordinamento giuridico italiano - è stato sostenuto nell’occasione - prevede infatti, in favore del possessore di un bene, la cosiddetta «azione di reintegrazione, esperibile da chi sia privato del possesso in maniera clandestina o violenta, entro un anno dallo spoglio».
Rada Zergol, presidente del Coro partigiano triestino “Pinco Tomazic”, che ha sede nel Campo, ha ricordato che «il Coro ha sede qui dal ’95 e si appresta a celebrare, proprio quest’anno, il mezzo secolo. E invece ci tocca sospendere ogni attività».
Immediata la replica a distanza del sindaco Roberto Dipiazza: «Quel bene è del Comune come ha stabilito il Tribunale – ha detto – perciò l’amministrazione ne ha la responsabilità. Dovesse verificarsi un problema di qualsiasi tipo, le conseguenze sarebbero nostre, per questo ho fatto interdire l’accesso. Ciò non toglie che siamo disponibili al dialogo, come confermato dalle varie lettere che abbiamo mandato agli interessati».
Di parere opposto il vicepresidente del Consiglio regionale Francesco Russo, intervenuto alla manifestazione all’ex Centro profughi: “Questa vicenda – ha detto infatti l’esponente dem – costituisce l’ennesima riprova del disinteresse dell’amministrazione nei confronti dei borghi carsici. È imbarazzante vedere come non si sia saputo coniugare la possibilità di offrire uno spazio all’Università e, contemporaneamente, quella di valorizzare il territorio e le sue migliori realtà