Spedizione punitiva in pizzeria per vendicare la compagna molestata da un fattorino: condannato a 14 mesi per lesioni

CERVIGNANO. Era stata una spedizione punitiva e lui non ne aveva fatto mistero. Pretendeva una spiegazione dal fattorino che, poco prima, nel consegnare delle pizze a domicilio, aveva molestato la sua compagna.

Ci era andato insieme al padre e al fratello minore della giovane e, non trovandolo, se l’era presa con i suoi colleghi.

Era il 7 giugno del 2018 e l’“Istanbul - pizzeria kebab” di Cervignano, in piazza Indipendenza, pareva diventato il set di un film tarantiniano. Uno dei dipendenti era stato colpito con un casco alla nuca, un altro con un pugno in bocca e una testata su un labbro e a un terzo, dopo essere stato strattonato e minacciato di morte, con un pugno all’altezza di un occhio.

Padre e figlio non erano stati da meno, riversando la propria rabbia sul cognato del titolare, con una raffica di pugni, calci e schiaffi al volto, oltre che graffiandolo al collo.

Accusati a vario titolo di lesioni personali, tutte comunque lievi, oltre che di danneggiamento della vetrata del banco di vendita con il casco, dell’involucro del motore del frigorifero e di una sedia, sono stati ritenuti entrambi responsabili di tutte le ipotesi di reato, fuorché le lesioni per le quali mancava la querela ed è stato quindi dichiarato il non doversi procedere.

Il compagno, un 35enne residente a Cervignano e con precedenti specifici, ma di cui omettiamo il nome a tutela della compagna, è stato condannato a 1 anno e 2 mesi di reclusione.

Al padre, un 55enne pure residente a Cervignano e con recidiva specifica, di cui omettiamo il nome anche a tutela del figlio che era con lui, già giudicato dal tribunale dei minorenni, sono stati inflitti 10 mesi, sospesi con la condizionale.

La sentenza è stata emessa dal giudice monocratico del tribunale di Udine, Giulia Pussini, che ha riconosciuto agli imputati l’attenuante della provocazione.

Proprio come aveva evidenziato il difensore, avvocato Federica Zambon. «Erano molto turbati da quanto successo alla loro familiare e volevano delle spiegazioni» ha detto nel corso della discussione, riservandosi di valutare l’eventuale appello.

Il processo per violenza sessuale (un palpeggiamento) scaturito dalla denuncia della giovane, intanto, è approdato già in secondo grado, con la conferma della condanna che gli era stata inflitta dal tribunale collegiale di Udine. —