Case green in regione, con la nuova direttiva europea l’80% degli edifici dev’essere riqualificato
UDINE. In Friuli Venezia Giulia il 15,7 per cento degli edifici residenziali è stato costruito prima del 1919. Il 9,4 tra il 1919 e il 1945 e il 60,2 tra il 1946 e il 1990. Solo il 14,2 per cento, ovvero 43.520 delle 306.336 abitazioni, risale a dopo il 1990. Questo significa che almeno 262 mila case, oltre l’80 percento del totale, dovranno essere riqualificate entro i prossimi dieci anni. Si tratta delle costruzioni realizzate prima del 1990 che, secondo la direttiva europea appena approvata a Bruxelles, entro il 2030 dovranno ottenere la classe E, per passare tre anni più tardi alla D.
Se da un lato il via libero europeo rappresenta una prima risposta ai cambiamenti climatici che impongono minori consumi di acqua e di energia, dall’altro scatena una serie di riflessioni e prese di posizione. I costruttori da mesi ripetono che senza la cessione dei bonus fiscali molte famiglie non hanno le disponibilità economiche per sostenere le spese. Intanto a Bruxelles sta per partire la trattativa che, a breve, dovrebbe portare alla stesura finale della sessa direttiva che, se sarà approvata, dovrà essere recepita, entro il 2025, anche in Italia.
Al momento la maggior parte degli edifici è priva di certificazione energetiche: il documento viene richiesto obbligatoriamente solo nel caso di vendita o locazione degli alloggi. Un dato per tutti: in regione, dal 2016 al 2021, sono state rilasciate 178.597 attestazioni di prestazioni energetiche, il 29% per abitazioni in classe G, il 21,3% in classe F, il 10,9%, invece, comprende gli edifici in classe A, che va dall’A1 fino all’A4.
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I numeri
Le stime sono sicuramente in difetto anche perché i dati si riferiscono al censimento del 2011. Chiarito questo aspetto, il patrimonio residenziale del Friuli Venezia Giulia conta 306.363 edifici, che sale a 351.598 se si sommano gli edifici con usi diversi. Di questi solo il 14,2 per cento è recente, ovvero costruito dopo il 1990.
Ma anche in questo caso non è certo che siano tutti classificabili in classe E. Inutile dire che si tratta di un’operazione enorme che richiederà investimenti notevoli. Ed è proprio questo il punto sollevato dal Governo italiano per esprimere la sua contrarietà. Analogo il parere del presidente dell’Associazione dei costruttori regionale (Ance), Roberto Contessi, secondo il quale l’operazione risulterà fattibile solo se il Governo ripristinerà il super bonus 110% con la possibile di cedere i crediti agli istituti bancari
«Chi sostiene che fra 110 e 90% cambia poco, non capisce che un conto è cedere il valore del 110% altra cosa, in termini di risorse da aggiungere, sarà scontare il credito al 90%» insiste Contessi nel far notare che nel primo caso il proprietario dovrà aggiungere il 5% della spesa, nel secondo almeno il 25%. Tutto questo, ovviamente, se sarà ripristinata la cessione dei crediti perché se il contribuente dovrà recuperare le somme anticipate in cinque o dieci anni, scalandole dalla capienza fiscale, sempre secondo Contessi, «la metà della popolazione non avrà le disponibilità economiche neppure per avviare i cantieri. Lo stesso problema dovranno affrontarli gli amministratori dei condomini che già ora segnalano un elevato tasso di morosità tra i condomini».
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Le esenzioni
L’Italia, più di altri Paesi europei, nelle sue valutazioni dovrà tener conto delle peculiarità dei centri storici. Nella sua stesura non definitiva, la direttiva europea esenta dalla riclassificazione energetica gli alloggi di proprietà pubblica, gli edifici vincolati dalle Belle arti, gli immobili usati per meno di quattro mesi all’anno e i monolocali con una superficie inferiore a 50 metri quadrati. Ma non è ancora tutto perché i singoli Paesi potranno chiedere alla Commissione europea di esentare fino al 22% degli edifici residenziali e di prolungare la scadenza al 2037 per ragioni economiche e per la mancanza di manodopera. Se queste richieste saranno accolte la percentuale delle abitazioni da riqualificare rischia di dimezzarsi.
Gli interventi
Tralasciando, per un attimo, le difficoltà di coloro che non possono permettersi di programmare gli interventi, va detto che la riqualificazione delle abitazioni consente di tagliare fino alla metà i consumi di energia e rende l’abitare più confortevole, aumentando il suo valore. Per passare da una classe all’altra, dalla G alla E, a esempio, tra gli interventi previsti rientrano la sostituzione degli infissi, l’installazione della caldaia a condensazione e la coibentazione del tetto. Questo in termini generali perché ogni edificio fa storia a sé. Resta il fatto che per passare alla classe D viene richiesto pure il cappotto termico. La spesa stimata può raggiungere i 40 mila euro.