Stop alle preghiere nei centri islamici a Monfalcone: formalizzato il ricorso davanti al Tar
foto da Quotidiani locali
MONFALCONE. Sulle vicissitudini dei due centri culturali islamici a Monfalcone, il Darus Salaam di via Duca d’Aosta e in linea d’aria qualche centinaio di metri più a nord il Baitus Salat di via Don Fanin, ognuno a detto la sua. Ma ora non c’è davvero più nulla d’aggiungere, perché la parola passa ai togati. Il ricorso con richiesta di sospensiva contro l’ordinanza dirigenziale emessa dal Comune il 15 novembre scorso, che ha di fatto inibito le cinque salāt quotidiane per i musulmani e la preghiera in massa del venerdì, articolata su più turni, è stato depositato via pec, vale a dire la posta elettronica certificata. Un atto promosso dallo studio legale Lavatelli&Latorraca di Cantù, incaricato per la rispettiva parte dai referenti delle comunità islamiche, e articolato su una relazione di 35 pagine, più allegati. Iacta alĕa est, il dado è tratto, la linea del Tar, non quella fluviale del Rubicone cui si riferiva Svetonio, è varcata.
L’antefatto. Venerdì i legali avevano inviato al presidente onorario del Darus Salaam Bou Konate il documento redatto nella sua completezza, per una finale presa di visione. E ieri mattina l’ex assessore al Lavori pubblici della giunta Pizzolitto ha terminato la disamina, sicché «lo studio ha successivamente inviato l’atto via pec», entro i termini previsti dalla legge. Verso ogni provvedimento amministrativo a lui indirizzato, comprese le ordinanze dirigenziali come nel caso in specie, il cittadino coinvolto può muovere ricorso, impugnandolo al Tribunale amministrativo regionale nei termini di sessanta giorni dall’avvenuta notifica.
Il lieve ritardo rispetto alla tabella di marcia riferita la scorsa settimana, che indicava per il deposito l’inizio settimana, è stato ricondotto da Konate al fatto che l’amministrazione, ai primi di dicembre chiamata a fornire alcune integrazioni documentali, agli sgoccioli dei 30 giorni di tempo per fornire la risposta ha inviato infine le sue carte. «Questo – spiega sempre Konate – ha determinato l’inserimento di ulteriori annotazioni e specifiche a corredo dell’impugnazione». Anche nell’intento di fornire puntuali «delucidazioni». Stando ad avvocati di lungo corso interpellati in città sulla richiesta di sospensiva i tempi di risposta potrebbero essere relativamente brevi. I giudici, di norma, si riservano la decisione in un lasso compreso a spanne tra i 10 e i 40 giorni, poi ogni contenzioso costituisce chiaramente un caso a sé e non è detto che tale consuetudine valga stavolta.
L’ente ha in più occasioni e anche attraverso il segretario generale motivato l’assunzione dei due provvedimenti sui centri. Per contro la comunità musulmana, aggregando anche «fratelli» da fuori, è scesa in corteo l’antivigilia di Natale chiedendo uno stop alle divisioni e la possibilità di riavviare la preghiera collettiva, nei fatti sospesa. Precluso pure l’eventuale “dirottamento” dei fedeli sul piazzale dell’ex Hardi di via Primo maggio, raggiunto da un terzo provvedimento che vieta il raccoglimento spirituale, sempre per motivi di sicurezza e perché trattasi di cantiere, con accesso vietato ai non addetti ai lavori. Mentre l’avvocato Vincenzo Latorraca, esperto di diritto amministrativo, particolarmente nei settori dei contratti pubblici, urbanistica ed edilizia, nel tratteggiare a grandi linee una prima strategia difensiva aveva parlato di diritti fondamentali, massimamente garantiti, come gli articoli 20 e 19 della Costituzione, che sanciscono rispettivamente il diritto di associazione e la libertà di culto. Il contenzioso, ora, passa nel mani del Tar.