Il museo della moda “Its Arcademy” a Trieste debutta con 15 mila visitatori in otto mesi
foto da Quotidiani locali
TRIESTE. Era il 18 aprile del 2023 quando “Its Arcademy”, il primo museo della moda contemporanea in Italia, fu aperto nella sua prestigiosa sede di via Cassa di Risparmio. In quell’occasione venne inaugurata anche “The First Exhibition”, la mostra curata dallo storico della moda Olivier Saillard, già direttore del Palais Galliera. Il designer francese aveva selezionato un centinaio di abiti tra le migliaia presenti nell’archivio dell’Arcademy, che custodisce le collezioni dei finalisti del concorso internazionale per giovani stilisti “Its Contest”.
Un dato delle visite enorme
In questi otto mesi, la mostra è stata visitata da circa 15 mila persone: un dato che la stessa ideatrice di “Its” Barbara Franchin non esita a definire «enorme», vicino ai numeri che totalizzano i musei presenti sul territorio da decenni. «Ma noi siamo ancora una start up – dice – e per noi sono cifre eroiche. Di certo siamo stati trainati dalla grandissima spinta verso il turismo culturale che sta sperimentando ultimamente Trieste. Ma credo che ci sia anche dell’altro».
Una nuova tendenza
In effetti “Its” ha anticipato una nuova tendenza che si sta affermando nei musei d’arte contemporanea: «Prendersi cura del visitatore – afferma Franchin – facendo in modo che diventi il vero protagonista dell’esperienza museale. Il pubblico non deve subire le storie che gli vengono raccontate, ma deve esserne coautore». La presidente della Fondazione Its spiega che «uno degli obiettivi dell’Arcademy è che i visitatori possano uscire dal museo con un’energia diversa»: «Una volta – aggiunge sorridendo – abbiamo trovato una persona in posizione di meditazione, a mani giunte, davanti a un abito. Ecco, forse questo è un po’ troppo. Però noi amiamo il nostro pubblico perché vuole capire fino in fondo, anche a rischio di apparire un po’ “disobbediente”.
Grandi soddisfazioni dai giovani
In tal senso i giovanissimi ci hanno riservato grandi soddisfazioni: da aprile abbiamo ospitato più di 1.500 studenti, che hanno anche partecipato ai nostri workshop. Ma restiamo commossi anche ogni volta che una signora anziana, uscendo, afferma il proposito di riprendere in mano ago e filo, macchina da cucire e vecchi gomitoli». L’ultimo giorno per visitare “The First Exhibition” è il 4 febbraio, domenica. Subito dopo inizieranno i preparativi per la seconda mostra, che aprirà i battenti il 28 marzo e si intitola “Le molte vite di un abito”. «L’idea di base – ancora Franchin – è che il primo museo è il nostro armadio». I curatori Olivier Saillard ed Emanuele Coccia proporranno 12 installazioni che raccontano i vari momenti dell’esistenza di un vestito: “L’abito in vetrina”, “L’abito rovinato”, “L’abito abbandonato”, eccetera.
L’abito incantato
Una delle sezioni si chiama “L’abito incarnato” e porta il messaggio che un abito non è finito fino a quando non prende la forma delle spalle di una donna: qui verrà esposto un vestito indossato dall’attrice Tilda Swinton in una performance orchestrata da Saillard. Ma la sezione più coinvolgente sarà “L’abito amato”, che all’inizio avrà protagonista l’abito da sposa della modella triestina Alda Balestra, Miss Italia 1970. Ma questo è appunto solo l’inizio. Presto ci sarà una “call to action” con cui inviteremo tutti i triestini a proporci il loro “abito amato”, raccontandoci la storia che sta dietro quel vestito. I capi più originali, con le storie più belle, entreranno a far parte dell’esposizione»