Tutto facile per Udine: l’Apu passa anche a Latina
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foto da Quotidiani locali
LATINA. Domina, s’incarta e soffre il giusto, vince 81-72. L’Apu passa a Latina nel recupero e continua nella rincorsa al secondo posto.
L’inizio di partita di Udine a Cisterna di Latina è semplicemente il più bello di questo campionato. Vero, la qualità dei pontini è pessima, nonostante la recentissima vittoria in casa con Trieste, ma la banda di Vertemati pare un orologio svizzero. La palla gira che è una meraviglia, bilanciamento tra tiri da fuori e tiri da sotto, con l’asse Da Ros-Delia che va, rimbalzi in attacco recuperati a raffica.
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Insomma, pare non esseci partita nella deserta o quasi palestra di Latina, dove stavolta i tifosi arrivati dal Friuli, nella nuova veste, sono sette compreso il solito (encomiabile, va detto) dirigente-tifoso.
Del resto, è vero che Sacco è una vecchia volpe, ma Vertemati non è né l’americano che allena Trieste, Jamion Christian, né l’imberbe Finetti messo un anno fa ad allenare al posto dell’ex Pesaro.
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Tutto finito? No. Perché Udine chiude avanti “solo” 25-18 il primo quarto perchè si becca due triple in faccia da Romeo e Mayfield e ricade nel solito difetto: abusare nel tiro da tre. Qui però, a quattro giorni dalla trasferta di Agrigento, arriva la più bella notizia della seconda trasferta di fila dei ragazzi del West,quella che rischia persino di cambiare gli equilibri del finale di stagione bianconero: Delia.
Il gaucho, sarà per gli avversari non trascendentali o per il ritorno a casa per la nazionale, che gli ha dato una botta di autostima, fa quello che deve fare un centro. Difende, attacca, prende rimbalzi, gira la palla alla grande. Insomma, fa capire ai ciociari che ,se anche da fuori l’Apu non segna più come in avvio, c’è lui là sotto a spostare gli equilibri. E se la difesa collassa sul pivot, gente come Ikangi ci sguazza. L’ala mister-utilità è in un bel momento di forma.
Guai, però, a sottovalutare gente come Mayfield, il bulgaro Alipiev, Romeo, il lungo Borra o il rientrante Parrillo. È una squadra che si gioca la sopravvivenza, è inferiore, ma è lì pronta a conficcarsi nelle possibili crepe delle certezze bianconere o in eventuali peccati di presunzione.
Metà partita 44-32, con capitan Monaldi (è di Aprilia), che si gode la serata tranquilla respirando aria di casa. Latina non sembra quella di domenica, Udine non sembra Trieste.
Si riparte, l’Apu sale fino a 17 lunghezze di vantaggio. Poi? Latina intravede qualche crepa. E ci si ficca dentro. Perché se inizi a forzare i tiri, non giri la palla, non hai più pazienza, forse pensi di aver già vinto anche una squadra inferiore ti fa ben presto capire come la serata può farsi difficile. Così Latina torna a meno 5 (51-46) a fine terzo quarto e deve servire una triplona di Monaldi per svegliare un po’ i suoi. Fine primo quarto 57-48 con un gran canestro di Caroti.
Il basket è così: se fai risorgere un avversario, poi rischi di ritrovartelo alle calcagna fino alla fine. Il bulgaro si risveglia, Mayfield, americano con passaporto iracheno (roba da guinnes) è lì, l’Apu si deve riguadagnare la pagnotta. Lo fa, e bene, con “aria di casa” Monaldi, Caroti, l’ottimo Ikangi e un super Delia, che riscopre quel gancetto letale con cui si faceva valere anche al piano di sopra. Vincere aiuta a vincere. Per avversari più probanti ripassare tra un paio di settimane.