I No Pass guardano alla Slovenia per difendere l’uso dei contanti
foto da Quotidiani locali
TRIESTE La digitalizzazione economica, ovvero l’arresto dei soldi contanti, è un fenomeno internazionale che coinvolge sempre di più anche l’Italia. Il comitato No Green pass triestino, con Tito De Toni e Pavel Volk, ha indetto sabato un incontro a San Giacomo per parlare dei problemi legati al controllo delle transazioni economiche.
Portata la testimonianza di Ivan Jurgec dell’associazione slovena Povezani smo che nel 2023, in soli due mesi, ha raccolto 56 mila firme per richiedere l’introduzione di un comma sul diritto al contante all’interno della Costituzione slovena.
«In tutta Italia ci sono uffici all’interno dei comuni – spiega De Toni – dove si può andare a firmare contro la digitalizzazione del contante. Così anche a Trieste, in largo Granatieri, ogni mattina dal lunedì al venerdì». Come sono riusciti in Slovenia? Attraverso una vera e propria «campagna propagandistica che si è svolta in tutte le città più grandi - racconta Jurgec - partendo dai presidi con banchetti fuori dai centri civici dove si parlava con la gente e dalla diffusione di volantini porta a porta fino alla creazione di un Qr Code per arrivare ai giovani».
Una campagna non semplice, poiché «all’inizio non eravamo considerati, poi alcuni privati hanno acquistato spazi pubblicitari, così siamo arrivati alle radio e infine ai giornali». In Slovenia, a differenza dell’Italia, esiste la firma digitale, utile per aumentare la raccolta in assenza dei banchetti, visto che «per questa specifica campagna, è richiesta la firma autenticata. I passaggi necessari richiesti erano molto restrittivi – così Jurgec – e servivano almeno 30 mila firme in due mesi». «Noi ci siamo riusciti e la Commissione affari costituzionali ora ha preso in carico le nostre richieste. «L’eliminazione del contante è un problema culturale – ha concluso De Toni – finalizzato a controllare i piccoli produttori e non a combattere la vera evasione fiscale».