E-mobility, troppe incertezze e Osai chiede cassa integrazione
PARELLA
Osai Automation Systems avvia la procedura di cassa integrazione ordinaria. La società, attiva nella progettazione e produzione di macchine e linee complete per l’automazione e il testing su semiconduttori, chiede l’autorizzazione al ricorso all’ammortizzatore sociale per tutti i 245 dipendenti del Canavese. Lo fa, spiega in una nota, a seguito degli impatti negativi «generati sugli ordinativi dal protrarsi del rallentamento del settore dei semiconduttori e dal temporaneo slittamento di ordini legati alle attuali incertezze che influenzano i principali clienti globali nel mercato dell’e-mobility». Sottolineando di ritenerlo lo «strumento di flessibilità gestionale», al momento «più idoneo» per «assicurare la copertura delle giornate non lavorate per l’anno in corso, permettendo di preservare comunque la sostenibilità economico-industriale del territorio, anche in funzione dell’impegno finanziario assunto nel corso degli ultimi anni attraverso investimenti strategici che mirano a supportare e ampliare il proprio business nel prossimo futuro». Osai a inizio anno ha inaugurato il suo terzo sito produttivo a Samone finalizzando ancora sul territorio un investimento da 8 milioni di euro. Samone è il terzo stabilimento canavesano al quale si sommano la sede di Colleretto Giacosa e la storica cartiera di Parella, dove è nata nel 1991. Se la produzione è tutta qui, Osai conta tre filiali commerciali all’estero (Germania, Cina, Stati Uniti) e 40 partner commerciali in tutto il mondo, per un mercato globale.
Significativo che una realtà che non aveva chiesto un solo giorno di cassa negli anni bui della pandemia, oggi lo faccia per tutelarsi da un mercato elettrico che non decolla. Espressione della difficoltà della transizione elettrica che si traduce nella necessità di informare in modo trasparente gli azionisti (Osai è quotata in Borsa da tre anni). Gianni Pestrin (Fiom Cgil Canavese) e Alberto Mancino (Uilm Canavese) aspettano la calendarizzazione di un prossimo incontro a Parella per «capire i dettagli – dice Mancino –: bilanci, fatturato, committenti, quanti lavoratori sarebbero coinvolti, la rotazione e per quante settimane. Al di là di questo, se una società come Osai conferma le nostre preoccupazioni, rizziamo le antenne ancora di più e teniamo gli occhi aperti sui piccoli. Osai è una società molto strutturata. Il fatto che usi termini come “rallentamento” mi fa pensare che un minimo di visibilità sugli ordini ce l’abbia, e che sia questa una questione momentanea, congiunturale».
Le preoccupazioni citate da Mancino rimandano al quadro generale di forte incertezza vissuto anche in Canavese dalle aziende con produzioni legate al mercato del motore elettrico, al palo nonostante la deadline europea del 2030, per i costi elevati dei veicoli e per le mai sanate carenze infrastrutturali, con le case automobilistiche a strizzare l’occhio sempre più apertamente al motore ibrido. I numeri aggiornati in Canavese parlano di 119 richieste di cassa ordinaria preventiva da ottobre. Le hanno presentate le aziende dell’automotive, «non trovandosi più nelle condizioni di programmare gli ordini sul medio-lungo termine, ma solo settimanalmente, per non dire quotidianamente».