Si potrà andare in giro con la marijuana, a patto di avere con sè la ricetta del dottore. La via italiana alla liberalizzazione della cannabis, a scopo terapeutico, passa per la collaborazione tra i ministeri della Salute e dell’Agricoltura con l’agenzia del farmaco, a patto che la proposta di legge presentata dai deputati Pd venga approvata dal Parlamento.Il disegno di legge in questione si spiega su quattro articoli che si occupano di delegare a regolamenti e attività professionali l’erogazione, il possesso, l’utilizzo e la stessa produzione della marijuana.La proposta è stata firmata dai deputati Pd Maria Amato, Paola Boldrini, Salvatore Capone, Giuditta Pini, Elena Carnevali. Ezio Casati, Vittoria D’Incecco, Filippo Fossati, Paolo Beni, Gero Grassi, Donata Lenzi, Delia Murer, Ileana Piazzoni e Margherita Miotto, stabilisce che sarà decisa d’accordo tra i ministeri della Salute e dell’Agricoltura.Non sarà consentito il fai-da-te, per la coltivazione sarà necessario ottenere – qualora passi il disegno di legge – il benestare del ministero della Salute. All’articolo due della proposta, infatti, vengono elencate le fasi e l’organizzazione delle stesse. Il dicastero della Salute “provvede con propri decreti, di concerto con il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, a disciplinare le modalità di individuazione delle procedure e delle attività per il miglioramento genetico delle varietà di cannabis per uso terapeutico, attraverso la ricerca e la selezione di sementi idonee, individuando il Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura quale ente preposto a svolgere tali attività”. E ancora: “a individuare le aree da destinare alla coltivazione di piante di cannabis per la produzione delle relative sostanze e preparazioni di origine vegetale e la superficie dei terreni su cui la coltivazione è consentita; all’importazione, all’esportazione e alla distribuzione sul territorio nazionale, ovvero ad autorizzare l’importazione, l’esportazione, la distribuzione all’ingrosso e il mantenimento di scorte delle piante e materiale vegetale a base di cannabis, ad eccezione delle giacenze in possesso dei fabbricanti di medicinali autorizzati”.Solo i medici potranno “autorizzare” il possesso di marijuana dato che, all’articolo tre: “Chiunque è autorizzato a trasportare preparazioni e sostanze vegetali a base di cannabis purché munito di certificazione medica per l’effettuazione di terapie domiciliari”.Tutto ciò sarà “consentito esclusivamente su specifica prescrizione medica” (come si legge nell’articolo 1 della proposta di legge), e “nella prescrizione il medico deve indicare le generalità dell’assistito, la patologia per la quale il farmaco è prescritto, la dose prescritta, la posologia, la durata del trattamento, il domicilio professionale e il recapito del medico da cui è rilasciato. La prescrizione deve recare altresì la data di rilascio, la firma e il timbro del medico”.L’uso della marijuana è legato alle terapie per specifici disturbi e malattie tra cui, oltre i casi oncologici e sclerosi multipla, anche il glaucoma (se resistente alle terapie tradizionali) e la sindrome di Tourette. Ma, come nel preambolo ribadiscono i firmatari, non ci sia illusione sugli effetti: “Ma se da una parte della comunità scientifica, in particolare da chi si occupa di terapia del dolore, arriva la sollecitazione all’estensione della prescrivibilità dei prodotti terapeutici a base di cannabis a tutti i medici del Servizio sanitario nazionale, dall’altra non si può ignorare la necessità di una maggiore informazione che eviti speranze illusorie nei pazienti, riconduca su basi scientifiche l’impiego della cannabis, non ne sottostimi l’interferenza con altre terapie e supporti i medici in un percorso formativo ad hoc. Resta molto alta la prudenza rispetto al metabolismo dei bambini, degli adolescenti e delle donne in gravidanza per le possibili interazioni della cannabis con lo sviluppo del sistema nervoso e per gli effetti sul sistema mnesico e con le possibili ripercussioni sulla maturazione psicologica”.