«La fede? L’ho trovata in Congo. Ma sono contro gli invasati». Eva, la «madrina» del Congresso delle Famiglie
Il nome è quello giusto: Eva. Rinominata dai giornali la «dea della famiglia» e «la madrina del congresso», preferisce definirsi solo presentatrice. Perché questo fa, Eva Crosetta: presenta la tre giorni del Congresso delle Famiglie che si sta tenendo a Verona.
Ex conduttrice di Sky, è da poco passata a Rai2, voluta proprio dal neodirettore Carlo Freccero per condurre il programma di approfondimento religioso «Sulla via di Damasco»: «Carlo mi ha dato solo un consiglio: “Punta sulla realtà, cerca di arrivare anche ai non credenti”», racconta alle telecamere di Vanity Fair durante una pausa del congresso.
Lei invece, originaria di Castelfranco Veneto ma romana d’adozione, ha trovato la fede in Congo, durante una missione di volontariato cui partecipò invitata da un prete appena conosciuto: «Mi piaceva il suo modo di parlare di Dio, piuttosto concreto. Decisi di accettare il suo invito e partii per l’Africa, dove insegnai francese ai bambini. Dopo quell’esperienza ho ricominciato a praticare».
Va a messa ogni domenica, Eva, ma precisa di non essere «una bacia banchi»: «Penso che la fede non vada nascosta, ma nemmeno sbandierata». Fuori dal Congresso c’era una signora con una statua della Madonna: «Ecco, non bisogna essere troppo invasati, altrimenti si perde di credibilità».
È d’accordo con tutti i temi del Congresso? «Su alcuni, come il sostegno alle famiglie e la lotta al progetto gender, totalmente. Su altri, preferisco conservare le mie sfumature di grigio». Per esempio? «Sono a favore dell’aborto terapeutico e delle unioni civili. Di più: affiderei volentieri i bambini chiusi negli orfanotrofi alle coppie omosessuali».
Sul palco, Eva accoglie quelli che chiama i «leader coraggiosi» come Matteo Salvini e Lorenzo Fontana venuti a parlare nella seconda della tre giorni veronese, la più politica. Il ministro dell’Interno arriva a piedi nel centralissimo Palazzo della Gran Guardia, accolto da alcuni «Vergogna» e molti più «Tieni duro». A poche centinaia di metri, invece, 20 mila manifestanti sfilano in corteo contro il Congresso e «per una Verona trans-femminista». Tra loro ci sono coppie di ogni tipo e famiglie «tradizionali», quasi tutti con un dettaglio fucsia dipinto sul volto. Il colore ufficiale della contromanifestazione è stato scelto dalle femministe di Non una di meno, «da contrapporre al nero di chi vuole una società patriarcale».