Gli americani vogliono comprare la Panini
Resterà Panini, non diventerà Sandwiches. Questa è la certezza a margine di una notizia che comincia a circolare con una certa insistenza. Gli americani sono interessati all’acquisto del Gruppo Panini, la storica azienda modenese che dal 1954 si prende in carico i sogni di milioni di bambini e adolescenti italiani, sottoforma di album delle figurine. C’è già un’offerta, pari a un miliardo di euro, per rilevare il pacchetto azionario dall’ad Aldo Hugo Sallustro e dalla famiglia Baroni.
La trattativa è bene avviata e sembra avere discrete possibilità di chiudersi positivamente, dopo che già l’anno scorso un gruppo cinese aveva provato – invano – a rilevare il gruppo. La volontà della Panini – che ha 450 dipendenti a Modena, altri 700 nel mondo e nelle consociate più importanti in Usa, Francia, Inghilterra, Spagna e Germania – è quella di mantenere la sede operativa a Modena, la città dove tutto è cominciato.
Cosa significhi la Panini per gli italiani è presto detto. Con il cuore a tamburo, le mani tremanti di felicità e le labbra pronte a recitare l’omelia: così sono cresciute intere generazioni che da metà anni ’50 hanno trovato nell’album delle figurine dei calciatori il loro paradiso. Anche oggi ogni volta che un bambino apre un pacchetto di «figu» e compulsivamente le sfrega nel classico «ce l’ho, manca» è come se Aladino sfregasse la lampada magica.
Ma la Panini – leader mondiale nel settore delle figurine e delle trading cards – da tempo ha allargato i propri confini. Ogni anno il gruppo diffonde nel mondo 5 miliardi di figurine. Il pianeta è costellato da bandierine della Panini che – con 12 filiali operative – è attiva in più di 120 paesi, con una forte incidenza in tutta Europa e in America Latina. Il gruppo, che da qualche tempo stampa anche i fumetti di Topolino e della Marvel, produce annualmente nel mondo circa 400 collezioni (una trentina quelle riservate al mercato italiano): dagli sport ai cartoni animati, dai fumetti ai personaggi televisivi, dal mondo animale alla geografia terrestre, vi è riassunto tutto l’immaginario di quell’età che galleggia tra l’infanzia e l’adolescenza, parliamo – secondo quanto riferito dal direttore del mercato italiano Antonio Allegra – di oltre un milione e mezzo di collezionisti attivi. Il fatturato negli ultimi anni si aggira sui 650 milioni di euro all’anno. Ma la contabilità dei sentimenti, quella no, non si può tenere: si può solo immaginare.
Ognuno di noi ha un album della propria vita. La magia della scoperta si è tramandata per decenni di padre in figlio, superando i confini del tempo, allacciando sentimenti e un comune sentire. Ora che gli americani sono partiti alla conquista di un gruppo che ha fatto – album dopo album – la storia dell’Italia, c’è solo da sperare che venga conservata Il mito in una bustina.