Modena, strada Cadiane: «Una fabbrica in mezzo ai campi: per noi residenti sarebbe la fine»
foto da Quotidiani locali
MODENA Un terreno agricolo di seimila metri quadrati che dal verde dei campi potrebbe passare al cemento e all’asfalto con una struttura alta 10 metri. E costanti rumore di produzione elevati tipici da zona industriale senza tutele per i residenti del paraggi fino ad oggi immersi nei ritmi della campagna. È stata una scoperta angosciante, per gli abitanti della tranquilla zona di Strada Cadiane venire a sapere che una cooperativa di essiccazione di frutta ha fatto domanda la Comune per creare dal nulla un impianto di produzione di grandi dimensioni. Altro suolo mangiato, altro inquinamento, un altro pezzo della Modena verde rurale che potrebbe sparire. Per i residenti la fine della loro vita di sempre.
E ora chiedono al Comune di non avallare il progetto. Scrive infatti il Comitato Strada Cadiane: «Più che di interesse pubblico, difatti, l’attuale progetto risponde ad esigenze di interesse privato, mediante abbattimento di costi, assunzioni lavorative del tutto modeste che non può legittimamente giustificare un simile consumo di suolo in ambito rurale, e come noto creando danno ai residenti e all’intera collettività». E proseguono: «Tutti i giorni si parla di consumo del suolo zero, esperti e politici parlano di questo ma è sufficiente presentare sotto la veste formale di un ampliamento agricolo ciò che in realtà è un ampliamento produttivo/industriale che tutto è possibile, compreso trasformare un terreno vergine ad uso agricolo in un terreno su cui edificare una struttura in cemento armato prefabbricato di oltre 6000 mq con altezze che superano i 10 metri.
Sta succedendo a noi residenti della campagna modenese in Strada Cadiane, incrocio con Stradello Aggazzotti, stiamo per essere inglobati in un’area industriale che sulla pianificazione del Comune non esiste». E così raccontano la loro sconcertante scoperta: «Il 13 aprile 2022 la Cooperativa Modenese Essiccazione Frutta MonteRé, che ha sede in Stradello Aggazzotti 90 ha reso noto sul sito del Comune di aver richiesto l’attivazione del Procedimento Unico in base ala legge regionale del 2017. Se verrà approvato dal Comune, questo provvedimento cambierà le nostre vite ed andrà ad impattare su un contesto agricolo che presenta un indubbio pregio ambientale e paesaggistico, nelle immediate vicinanze è anche collocata la “Casa Museo Pavarotti”. La Cooperativa chiede la possibilità di ampliarsi nonostante i soci possiedano almeno un altro terreno nelle vicinanze caratterizzato dalla presenza di fabbricati in stato di abbandono.
Quindi il danno sarebbe doppio, oltre a usare terreno agricolo vergine, questo terreno ritenuto non idoneo dalla Cooperativa rimarrà edificato in stato di abbandono e degrado. In aggiunta, la viabilità della zona è – già ad oggi – gravemente critica, tanto da essere oggetto di richieste e segnalazioni all’amministrazione sin dal 2000. Trattasi di “stradine” ad una sola carreggiata, in carenti condizioni manutentive, a malapena sufficienti al transito di autoveicoli. Se il nuovo insediamento verrà approvato, la situazione viaria peggiorerà ulteriormente. Se quanto detto non bastasse già a rendere il progetto non idoneo ad essere autorizzato dal Comune dobbiamo aggiungere che la Cooperativa ha anche chiesto di modificare i limiti di inquinamento acustico del terreno agricolo senza neanche prevedere tutele per noi residenti che da sempre viviamo in questa campagna e ci troveremo a dover convivere con un inquinamento acustico tipico delle aree industriali»
Infine, «la richiesta di variante al Rue avanzata dalla Cooperativa al Comune rappresenta il passaggio da zona agricola a zona industriale. Renderà le nostre case, che disteranno poche decine di metri da questo nuovo stabilimento, inabitabili. Infatti, gli studi realizzati sull’acustica confermano che le emissioni arriveranno al superamento dei valori limite definiti dal criterio della normale tollerabilità».