Un inedito Leone di San Marco a Gradisca, il restauro ne svela i segreti
foto da Quotidiani locali
GRADISCA Il Leone è uscito dalla sua gabbia. Ed ora si appresta a festeggiare il suo primo secolo. Si è conclusa la Fase-1 del delicato intervento di recupero della Colonna della Redenzione, simbolo di Gradisca e della sua annessione all’Italia. Un intervento che ha riguardato proprio le “cure” al leone marciano che ricorda il passato della Fortezza come avamposto strategico della Serenissima Repubblica di Venezia, e alla colonna che lo sorregge imponente.
La seconda tranche sarà una piccola corsa contro il tempo – ma verrà vinta – per il ripristino degli scalini alla base del monumento: bisogna riuscirci entro due settimane: la data del Centenario dell’inaugurazione è infatti il 21 aprile.
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Grazie alla disponibilità dell’amministrazione comunale, Il Piccolo è riuscito a salire sui ponteggi – nel frattempo, come detto, rimossi – che hanno caratterizzato la prima fase del cantiere. E trovandosi, dunque, faccia a faccia con il Leone realizzato dallo scultore Giovanni Battista Novelli, gradiscano doc. Una visuale inedita sul monumento e sulla città che ha riservato anche qualche sorpresa. L’onore qualche giorno dopo è toccato anche ai fotografi del Circolo Obiettivo Immagine, i cui scatti diventeranno parte integrante delle cerimonie del Centenario, che saranno annunciate a breve. Nel frattempo, è possibile raccontare in anteprima qualche suggestione. A colpire i restauratori di Esedra R.c. di Udine, anzitutto, sono stati gli occhi del felino. Proprio così: incastonati nelle orbite del leone ruggente, in pieno stile narrativo risorgimentale, vi sono vetri brillanti, dall’ambizioso taglio a guisa di diamante, che nessuno si aspettava di trovare e di cui non è fatta menzione nelle pubblicazioni che riguardano il monumento. Ma non è finita qui. In cima al monumento compaiono 4 stemmi: quello della città di Gradisca, un’aquila tributo al passato asburgico, le tracce di un fascio littorio evidentemente rimosso come inevitabile damnatio memoriae, ed una stella. Secondo alcune interpretazioni storiche, potrebbe trattarsi di una ri-lavorazione finalizzata a cancellare lo stemma reale dei Savoia, ma per i restauratori Michela Scannerini e Claudio De Simone ed il loro staff non è questo il caso. Il mistero, dunque, rimane. «Un’altra particolarità è il fatto che una copia assolutamente identica al Leone gradiscano è conservata a Palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale del Veneto. Segno che l’arte del Novelli è arrivata fino a lì», spiegano.
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Il maquillage del leone in questi mesi ha riguardato la rimozione delle patinature che avevano affievolito i toni del bronzo in finto lapidei, facendo perdere il senso della complessità dei materiali e dei valori cromatici utilizzati, alle origini impreziositi invece da doratura applicata con l’intento di enfatizzare la plasticità del modellato. Il lavoro dei restauratori è servito a rimuovere la patinatura biancastra che aveva occultato tutto ciò, ma anche a restituire luminosità alla poderosa colonna. «Ma ora – ammoniscono – servirà come da prescrizione una manutenzione almeno ogni 5 anni per mantenere questa lucentezza».