Banda del Rolex, iniziato il processo a Trieste, ma manca il leader
TRIESTE Si è aperto con la prima udienza davanti al gup Alessio Tassan il processo alla cosiddetta banda del Rolex, il gruppo di malviventi che ha imperversato per mesi a Trieste mettendo a segno rapine clamorose, con episodi drammatici come l’aggressione a Rupinpiccolo del 16 gennaio 2023 in cui uno dei malviventi, per sottrarre il prezioso orologio, aveva esploso un colpo di pistola, ferendo un imprenditore.
Alcune delle vittime della banda, costituitesi parte civile, lo scorso 12 aprile erano in aula. Sette gli indagati, uno di loro, l’albanese Kristjan Lumaj, considerato la mente del gruppo, risulta ancora irreperibile. E il sostituto procuratore Lucia Baldovin, titolare dell’indagine, nel corso dell’udienza ha chiesto per lui lo stato di latitanza. Non è escluso che l’uomo, scappato dall’Italia quando aveva capito che gli uomini della Squadra Mobile erano oramai sulle tracce della banda, abbia raggiunto l’Albania e almeno per un periodo abbia vissuto nei boschi. Dalle indagini, risulta infatti che, prima di oltrepassare il confine, abbia acquistato una tenda, probabilmente utilizzata per spostarsi senza fruire di strutture ricettive, evitando così i controlli. Ora potrebbe aver raggiunto l’Albania. Gli altri indagati sono Letizia Alaimo, 37enne residente a Trieste e all’epoca delle rapine fidanzata con Lumaj, il ventenne Bion Elshani, nato in Svizzera e residente in Friuli, il 39enne Agron Ndoci, albanese residente in provincia di Brescia, il 38enne Eugenio Spina, attualmente residente in Svizzera, il 28enne albanese Marlin Kalaj, il 23enne albanese Klevis Lusha e David Kalaj, 29enne, anche lui albanese. Tutti hanno scelto riti alternativi.
Il ruolo della Alaimo, secondo la ricostruzione accusatoria, non era mai quello di partecipare materialmente alle rapine, ma consisteva nel contribuire all’organizzazione dei colpi, nell’accompagnare sul posto i complici, sia quando si consumava il reato, sia nei giorni precedenti, quelli in cui venivano effettuati i sopralluoghi.
A fine novembre la 37enne, tramite del suo legale Antonio Santoro, ha depositato una querela contro Lumaj, l’ex fidanzato, per maltrattamenti. La donna, infatti, sostiene di non aver mai avuto la volontà di compiere le rapine, ma di essere stata obbligata proprio dall’ex compagno a prendere parte alla preparazione dei colpi, anche subendo dei maltrattamenti. Attraverso dei messaggi, Lumaj ha chiesto informazioni ai parenti della Alaimo sulla situazione della donna. Quindi, per Baldovin è evidente lui sia al corrente ci sia una misura cautelare in fase di notifica che lo riguarda. Per questo il magistrato, invece di disporre una sospensione del processo per consentire le ricerche, ha chiesto lo stato di latitanza. Per lui, quindi, non ci saranno un rito alternativo e sconti di pena. La prossima udienza è fissata per il 6 maggio. –