Giovane aggredito la scorsa primavera a Ronchi, il padre: «L’aggressore di mio figlio non ha mai pagato per il male che ci ha fatto»
foto da Quotidiani locali
RONCHI Preso a calci e pugni - che gli hanno provocato l’incrinatura del setto nasale - dopo aver attaccato briga con questioni del tutto pretestuose, proprio per avvicinarsi a lui con il chiaro intento di aggredirlo. Originario dell’Est Europa, il responsabile dell’episodio - un 17enne - era assieme ad alcuni compagni. Uno scenario che induce a immaginare un contesto di “dimostrazione” di forza nei confronti dei più deboli e di spregio al rispetto e ai sani principi del vivere sociale. Tanto più che il ragazzo preso di mira, allora 21enne, rientra nelle categorie protette.
Il luogo dell’aggressione
Era accaduto a Ronchi, nell’area del comprensorio Leonardo da Vinci, punto di riferimento per i ragazzi che si ritrovano a giocare a pallone, zona verde che permette anche di praticare altre attività sportive. Un luogo ottimale per l’aggregazione, aperto a tutti, dove poter passeggiare o godersi momenti di tranquillità.
L’aggressione risale alla scorsa primavera, era stata formalizzata la denuncia.
Il padre della vittima
La famiglia del giovane si chiede tutt’oggi se nei confronti dell’aggressore siano stati presi i provvedimenti del caso. Il papà lo dice non senza un forte senso di amarezza e delusione, l’impotenza di non sapere nulla, che per un genitore aggiunge sofferenza a sofferenza. «Nutro massima fiducia nelle istituzioni e negli organi preposti, ma quel ragazzo è ancora in giro e fa ciò che vuole. È capitato, infatti, che mio figlio l’abbia notato altre volte. Sono inoltre a conoscenza del fatto che l’aggressione di mio ragazzo non sarebbe un fatto isolato, quel giovane ha alle spalle situazioni pregresse».
Nessuna informazione
Rammarico, mortificazione, finanche rabbia, un intreccio di sentimenti scuotono l’uomo che trattiene l’impeto delle sue emozioni: «Il nostro stato d’animo in famiglia lo si può immaginare, quanto è accaduto rappresenta una spina nel fianco, un dolore che continuiamo a portarci dentro. Per noi a quasi un anno di distanza è come non sia successo nulla, come se mio figlio sia stato aggredito l’altro giorno. Non sappiamo nulla, non abbiamo avuto alcuna informazione. Ho più volte chiesto ragguagli, mi è stato risposto che sono in corso le indagini. Siamo all’oscuro di tutto, ma vogliamo quantomeno una risposta».
La ricostruzione
L’uomo racconta per sommi capi quella giornata che li ha profondamente angustiati. Il figlio era assieme ad un’amica. Anche il fidanzato della ragazza aveva avuto a che fare con lo straniero: una settimana prima era con lei nel parco, s’era ritrovato un dente spaccato.
Quel giorno il 21enne e l’amica si stavano facendo dei selfie. Il gruppetto era nei paraggi. Finché lo straniero s’era rivolto al ventunenne lamentandosi che lo stesse fotografando con il cellulare nel rivolgersi più o meno in questi termini: “Dammi il telefono, te lo spacco”.
Immediata la risposta: “No, per niente, ti faccio vedere le foto se non ci credi”. Insomma, tanto è bastato che dalle parole sono partiti calci e pugni.
L’intervento di una donna
Una donna che aveva assistito a quella violenza è subito intervenuta. All’aggressore gli aveva preannunciato il ricorso alle forze dell’ordine ai fini della denuncia. Lui di rimando a fare spallucce, della serie “non mi importa, denuncia più o denuncia meno...”.
La donna aveva quindi accompagnato con la sua auto i due ragazzi dai carabinieri. «Abbiamo apprezzato molto l’intervento della signora - afferma il papà -, che ringraziamo per quanto ha fatto. Nel momento in cui mio figlio mi ha chiamato per spiegarmi tutto, sono corso da lui, era al Pronto soccorso e lo stavano medicando».
E aggiunge: «Ci tengo a sottolineare che la scuola non c’entra alcunché con quanto accaduto, così come qualsivoglia altra istituzione».—
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