Trieste united cricket, la squadra formata da atleti stranieri senza campo di allenamento
foto da Quotidiani locali
TRIESTE Che cosa rende popolare uno sport? La sua capacità di calamitare atleti, appassionare tifosi, resistere alle mode. Il padel, per esempio, sarà ancora praticato tra 50 anni? Chissà. Intanto, a sentir Alessandro Claut, patron del Trieste united cricket, una realtà che si è costituita nell’autunno di 6 anni fa nella città della bora e del caffè, c’è «un bacino di 700 potenziali giocatori, dai 15 ai 40 anni, tra l’area giuliana e isontina» che letteralmente scalpita per il cricket: sport nazionale in Bangladesh, del tutto equivalente al nostro calcio. E non a caso solo qui, nella Bisiacaria, si polarizza mezzo migliaio di appassionati.
[[ge:gnn:ilpiccolo:3242643]]
Integrazione grazie allo sport
Lui, nella sua squadra iscritta al girone E del campionato T20, cioè dei 20 tiri (per ciascun team) – il primo, tra l’altro, dall’interruzione pandemica – ne accoglie 12: perlopiù pachistani e afgani che gravitano su Trieste. È convinto che «l’unica via possibile, per l’integrazione, sia lo sport». Linguaggio universale, liquido, senza barriere. Ci crede per davvero. Infatti già nel 2019, prima delle zone rosse e dell’isolamento delle persone, con l’indotta paralisi delle attività di squadra, s’era mobilitato per reperire un campo da gioco, consapevole della domanda di mazza, palla e guantone radicata nel Monfalconese. Dove è insediata, su una popolazione di 30.188 residenti, una folta comunità bengalese: 5.233 abitanti. Che rappresenta il 17% della quota stranieri, invece al 32%.
[[ge:gnn:ilpiccolo:3241776]]
Sempre in trasferta
Così, proprio sabato scorso è cominciata la selezione dei «ragazzi di Monfalcone, per aggiungerli alla partita successiva» e avviarli, in prospettiva, a un’academy. Desiderio di Claut, nei prossimi anni, è di sdoppiare la Trieste united cricket, con un secondo team specificatamente isontino. Intanto, il campionato ha preso il via ieri e vedrà avversari gli atleti di Vicenza, Verona e Venezia. Si concluderà a maggio. «Ma noi – spiega Claut – giocheremo sempre in trasferta, con l’aggravio di spese».
Perché? Semplice: nonostante gli sforzi delle ultime settimane, in cui «sono stati visitati alcuni appezzamenti agricoli tra San Canzian e Gradisca», e pure a dispetto della «grande disponibilità d’aiuto dell’Itala San Marco, realtà calcistica, o dell’ospitalità dimostrata dal baseball a Ronchi e Fogliano», ancora «non è saltato fuori» un campo per il cricket.
Per varie ragioni. La disciplina «necessita di almeno 8-10.000 metri quadrati», dice Claut. E gli impianti da baseball? Troppo “stretti”. Mentre chi vorrebbe accogliere «ha già appuntamenti di campionato coincidenti». Quindi, sempre ospiti.
Il problema del campo
Piccola parentesi. A Monfalcone da oltre una dozzina d’anni comitive di giovani bengalesi peregrinano per trovare un campo adatto allo sport del cuore, non senza attirarsi – in passato – le ire del residente di turno per una palla finita malamente contro una finestra o una vettura in sosta. I prati urbani, qui, sono off limits. Non si può praticare il cricket al parco Cellottini, riconvertito in area da calcetto su prenotazione anticipata, né è fruibile l’ampio polmone dell’Area verde e così via. Idem nei paesi.
L’importanza di ripartire
Allora dove si alleneranno i giocatori iscritti a campionato del Trieste united cricket? «Per conto loro, con jogging o esercizi in solitaria», replica Claut. Ma l’importante, ai suoi occhi, è ripartire perché il Covid-19 ha impresso un duro stop. «A Trieste il Comune s’è reso disponibile, ma i terreni individuati o sono in pendenza oppure nelle vicinanze di siti inquinati, quindi non adatti», spiega. Quanto a Monfalcone e dintorni, consapevole del «clima di ostracismo riscontrato 5 anni fa sia a destra che a sinistra», il patron riflette: «Nel 2019 c’era l’assessore Francesco Volante, sensibile al tema, e si era cercato, insieme, di portare una soluzione al problema del campo. Ora la giunta è cambiata, ho appreso che la sindaca Anna Cisint è candidata alle europee e la vedo dura riuscire a scavare un appuntamento prima di luglio e il campionato termina a metà maggio. Nemmeno ci provo». Si farà di virtù necessità.
Investitori da attrarre
Per il presidente del cricket triestino, comunque, la disciplina può attrarre importanti investitori: «Nel 2019 s’era avvicinato un gruppo indiano molto importante, interessato a puntare sui porti di Trieste e Monfalcone. E m’era stata prospettata una significativa sponsorizzazione». Ancora una volta la pandemia mise i bastoni tra le ruote. Ma Claut non molla la presa. I dodici rossoblu proveranno a farsi valere. Pure senza campo. L’importante, in fondo, non è forse giocare per il piacere di farlo?.
RIPRODUZIONE RISERVATA