Six al Rossetti di Trieste: «Enrico VIII ha parlato per secoli, adesso è il turno delle regine»
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Lucy Moss e Toby Marlow sono i giovanissimi autori dell’opera che debutta oggi, 24 aprile, unica tappa nazionale al Rossetti
TRIESTE Sei punti di vista sullo stesso soggetto: il musical “Six” offre una nuova interpretazione della Storia inglese fornendo una versione inedita, da stasera a domenica al Rossetti, in esclusiva nazionale per Trieste.
Chi era Enrico VIII? A spiegarlo sono le sue sei ex mogli, grazie all’intuizione di due giovani artisti come Toby Marlow e Lucy Moss. «L’idea ci è venuta quando eravamo a Cambridge. L’università voleva mandare un musical originale al Fringe Festival di Edimburgo - spiega Marlow - e io stavo pensando a qualcosa che potesse in qualche modo risultare interessante per gli studenti, in modo da poter vendere qualche biglietto. In quel periodo parlavamo molto con gli amici per capire come pensare la messinscena di un musical in modo da creare uno spettacolo che mettesse in luce il talento delle donne e di persone non binarie. Cercavamo qualcosa di famoso che prevedesse la presenza di molte donne e a qualcuno sono venute in mente le se mogli di Enrico VIII. A seguire abbiamo dovuto affrontare la problematica di come raccontare la loro storia in un’ora circa. E l’idea è stata: e se fossero un gruppo pop e facessero un concerto, parlando con il pubblico? Spesso incontro persone che non amano il musical perché da un momento all’altro viene interrotta la recitazione per lasciare spazio alle canzoni, ma di fronte a un concerto delle sei mogli del re, magari qualcuno poteva lasciarsi incuriosire: siamo partiti da qui».
Nulla di riferito alla popolarità di cui ancora oggi gode la monarchia inglese. «La gente ama la storia perché è simile al gossip - spiega Moss - e noi abbiamo sfruttato l’idea che fosse scandaloso che un re avesse sei mogli. Per quanto riguarda i reali attuali credo che siano dotati di un brand molto forte, penso alle tazze e a tutte le stoviglie che vedo in giro che li ritraggono, anche se per me quello della monarchia è un concetto un po’ antiquato».
Un punto questo, che trova d’accordo anche Marlow che spiega come, a suo parere, «siano più affascinati alle storie delle case reali le popolazioni che ne sono sprovviste. Per noi - aggiunge - è come vedere un reality show con tanto oro e glamour».
Le sei regine sul palco si presentano come sei moderne popstar e sono il frutto di un mix tra le grandi regine del pop mondiale come Beyoncé, Jennifer Hudson, Avril Lavigne, Miley Cyrus, Celine Dion, Adele, Rihanna, Alicia Keys. «Ci siamo ispirati alle loro canzoni o da alcuni dei loro outfit», aggiunge Moss.
Sul palco, con le regine, c’è la band che suona dal vivo, ma non c’è traccia di Enrico VIII. «Lo show è nato dall’idea che la storia venga da sempre raccontata da uomini attraverso altri uomini e noi volevamo fare un esperimento raccontando gli stessi fatti accaduti negli stessi posti ma solo dal punto di vista femminile. Il nostro “Six” riguarda proprio questo. Il re sapevamo da sempre che volevamo lasciarlo fuori. Lui ha avuto la sua opportunità di parlare, la stiamo ascoltando da secoli».
Nella storia di questo spettacolo non si può non notare la sua crescita. Da una produzione fatta da studenti, ci sono state diverse fasi evolutive e in un’occasione qualcuno ha potuto trovare lo stesso Marlow sul palco, a dare corpo e voce a Catherine Parr. «Erano i primi tempi che lo spettacolo era in scena e non c’erano ancora tante performer che lo avevano interpretato. Oggigiorno se una regina non si sente bene e non c’è nemmeno la sostituta, basta un giro di telefonate e una di quelle che ha già fatto lo show può arrivare a Londra in un attimo, ma allora non erano così tante così hanno chiamato me, perché avendolo scritto, lo sapevo a memoria». “Six” ha trasformato due ragazzi in due star , ma loro, quando pensano che ogni sera ci sono migliaia di persone che vanno a vedere il loro spettacolo, hanno «ancora i brividi».