Trieste, nuova denuncia dei No Ovovia: «Interferirà con la ferrovia»
TRIESTE. Nei documenti si dà evidenza di interferenze con la vicina linea ferroviaria, che potrebbero compromettere la continuità del trasporto di passeggeri e merci sulla tratta Trieste-Monfalcone, mentre il terreno in cui – da progetto – sarà piantato uno dei piloni sarebbe a rischio crollo, a causa di una faglia apertasi nei pressi del Faro della Vittoria. Mancherebbero, anche, adeguati punti in cui evacuare in sicurezza il mezzo, nel caso in cui l’ovetto Leitner dovesse bloccarsi per un malfunzionamento, o in mattinate di forte bora.
Il comitato No Ovovia chiama una conferenza stampa in Park Bovedo, dove da rendering dovrebbe essere realizzata la stazione intermedia della cabinovia da Porto Vecchio a Opicina, e dà contezza di un lettera indirizzata a Rfi (Rete ferroviaria italiana) e Ansfisa (Angenza nazionale per la sicurezza delle ferrovie) in cui si chiedono delucidazioni sul coinvolgimento – «mai chiarito» – dei due enti nella conferenza dei servizi attivata dal Comune. Allegato alla missiva c’è un documento tecnico che mette in colonna rischi e criticità che l’opera assocerebbe al traffico ferroviario sulla tratta da e verso Trieste, oltre all’instabilità del suolo che si vorrebbe trapanare per far passare i cavi della cabinovia.
Metro alla mano, per i due ingegneri del comitato, Mario Goliani e Livio Stefani, il progetto dell’«ovovia interferisce con la linea ferroviaria» e «potrebbe mettere a rischio anche la continuità del servizio di trasporto ferroviario complessivo», su un tragitto peraltro percorso ogni giorno da circa 30 treni merci in arrivo dal porto e 110 convogli passeggeri.
La linea della cabinovia, indica infatti il comitato, procederà parallela a diverse tratte di ferrovia tra Porto Vecchio e viale Miramare (in alcuni casi sconfinando la fascia di tolleranza di 30 metri fissata da normative) e in due punti la attraverserà: all’ombra del Faro e nei pressi della Napoleonica.
Nel caso in cui la cabinovia dovesse bloccarsi (a causa, ad esempio, di un malfunzionamento o una zaffata di bora), o qualora, dio non voglia, dovesse verificarsi un incidente, evacuare i passeggeri a bordo «sarebbe complesso – illustrano gli ingegneri – richiedendo peraltro la sospensione del transito dei treni: chi si accolla – si chiedono dal comitato – il costo del fermo treni e passeggeri? Il Comune o i cittadini?».
Ma non solo. Dallo studio allegato al documento, a firma del geologo Roberto Mandler, risulta anche che uno dei piloni del tratto in salita nei pressi del Faro sarebbe piazzato su una faglia che ha «fratturato gli strati sottostanti» e in prossimità dei una ripida scarpata, con «rischi di crolli sul versante sottostante: in quel tratto – precisa Mandler – la linea ferroviaria è solo parzialmente protetta da una galleria paramassi» che, tuttavia, «non esclude la possibilità che, rotolando, alcune rocce possano raggiungere la ferrovia».
La conferenza stampa in Park Bovedo è più volte disturbata dal vicino sferragliare della ferrovia. Il centrosinistra – ci sono Laura Famulari (Pd), Alessandra Richetti (M5s) e Giorgio Sclip (Punto Franco) – accusa di «zero trasparenza». La consigliera regionale Giulia Massolino (Patto-Civica) annuncia un’audizione in piazza Oberdan, mentre la deputata dem Debora Serracchiani usa due volte la parola «fesserie» e comunica di aver depositato tre interrogazioni in merito ai ministeri dell’Ambiente, Cultura e Infrastrutture.
Il attesa di una risposta dai due enti interpellati, il comitato riceve intanto una replica mezzo stampa di Giulio Bernetti, direttore ai Lavori pubblici del Comune, che tiene a precisare che «Rfi è sempre stata coinvolta in tutte le fasi del progetto», e «ci ha offerto parere positivo», mentre «Ansfisa non è intitolata ad autorizzare impianti a fune, prerogativa della Regione». Rischi geologici? «Premesso che – risponde l’ingegnere – abbiamo tutti pareri favorevoli, ricordo che questi impianti usualmente si costruiscono sui versanti franosi delle montagne. La cabinovia, per i pesi che ha, è molto più sicura delle case costruite vicino al Faro»