Il vecchio Bobolar di Staranzano dato per spacciato spiazza tutti i “gufi” e torna a germogliare
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foto da Quotidiani locali
STARANZANO. Per i più pessimisti il grande vecchio Bobolar, simbolo di Staranzano, era già spacciato e morto da tempo, tant’è vero che l’ultima assemblea pubblica di febbraio aveva assunto i caratteri di un vero e proprio funerale. In quell’occasione, infatti, venne recitato il de profundis dello storico “abitante” del paese, a causa della gravità delle condizioni di salute in cui versava, non avendo risposto da diversi anni alle cure somministrate per gli acciacchi dovuti alla sua vecchiaia.
Il vecchio albero ha spiazzato tutti
E invece, quasi con un’impennata di orgoglio, il vecchio albero ha spiazzato tutti, smentendo i “gufi” che lo davano per spacciato. Con l’arrivo della primavera, infatti, l’ultra secolare Bobolar è rinato nella parte sana, dopo l’ultima drastica potatura che lo aveva accorciato da un’altezza di 13/14 metri originali lasciando in piedi solo la zona inferiore di circa 6 metri.
Nessuna speranza dai sopralluoghi
Va detto che il sopralluogo di inizio anno da parte dell’Ufficio tecnico, non aveva dato molte speranze di sopravvivenza per la pianta, viste le precarie condizioni in cui si trovava da tempo. Di lì da decisione di metterlo in sicurezza per evitare pericolosi crolli. Anche l’agronomo Ivan Snidero della ditta iGreenProject di Cervignano, che l’aveva tenuto in cura negli ultimi due anni, si era detto scettico sulle possibilità di ripresa dell’albero, caldeggiando quindi l’intervento di potatura drastica per scongiurare pericoli per l’incolumità pubblica.
L’attacco degli agenti fungogeni
Il Bobolar, infatti, per metà risulta fortemente attaccato da agenti fungogeni (Polyporus squamosus) che avevano già provocato in passato il distacco di alcune branche (2005 e 2016) e il recente rinsecchimento dei rami orientali, ai quali non arriva il nutrimento sufficiente dal tronco fortemente cavernoso e attaccato dai funghi. Il fusto, inoltre, è segnato da un’estesa infezione di “Ganoderma adspersum”, osservata a partire dal 2017 e dalle ferite estese dovute agli schianti.
Ha funzionato la cura da cavallo
Si è rivelata efficace, però, la cura da cavallo adottata ai primi di febbraio con la rigorosa potatura che ha portato ad un netta menomazione del tronco e della chioma, togliendo rami molto grossi per non appesantire il tronco e salvare la parte sana del secolare albero.
«Quella che vediamo oggi - sostiene l’agronomo Ivan Snidero - sembra essere una risposta positiva al lavoro effettuato. Nel nostro settore questo comportamento della pianta peraltro non è così raro: il Bobolar ha reagito bene al taglio e si sta riprendendo tutti gli spazi che aveva perso negli ultimi tempi. Così ha iniziato a germogliare dappertutto nascondendo le parti menomate e sono visibili ramoscelli e foglioline nuove tali da far dimenticare la complessa realtà. In effetti abbiamo effettuato una potatura molto forte non per abbattere la pianta ma dargli la speranza a una nuova vita. È vero che vediamo un altro albero rispetto a prima, ma c’è la possibilità che la parte restante possa avere ancora la forza di rinascere, anche se non sappiamo per quanto».
Non è garantito che viva ancora a lungo
Non è garantito, infatti, che il bagolaro continui a vivere a lungo perché è spaccato in due, invaso da funghi e una parte è incavata. Nel settore nord si è rigenerata molto bene e ha messo in pratica la sua forza naturale. «Bisogna inoltre tener conto anche di un’altra questione – aggiunge l’esperto Snidero – una cosa è considerare la vigoria della pianta come la vediamo oggi piena di germogli, ma per la sicurezza dobbiamo avere la pianta sotto controllo. Comunque per sicurezza sono state raccolte una cinquantina di marze per vedere se radicano». Per il sindaco Riccardo Marchesan, invece, spetterà alla prossima amministrazione l’incarico di continuare l’opera.