La Galleria Torbandena di Trieste celebra 60 anni nell’arte
Aperta nel 1964, oggi festeggia il compleanno inaugurando una grande mostra. Nel percorso Morandi, Severini, Fontana, Mascherini, Balla, Alcaraz e Mušič
TRIESTE «Quando la Torbandena ha aperto, nel 1964, e quando l’abbiamo rilevata noi, nel 1977, il mondo dell’arte era un’altra cosa. Solidarietà e stima tra colleghi, artisti, collezionisti, in un pianeta più povero ma incantevole». A dirlo è Alessandro Rosada, proprietario di una delle gallerie d’arte più riconosciute, non solo a Trieste, ma in tutta Europa.
E Torbandena quest’anno compie i suoi sessant’anni di vita, celebrazione che verrà festeggiata oggi con una grande mostra aperta al pubblico: «Al pianoterra l’esposizione prevede maestri dell’arte moderna con opere provenienti da collezioni private – osserva Rosada – Giorgio Morandi, Gino Severini, Lucio Fontana, Piero Manzoni, Marino Marini, Marcello Mascherini, Giacomo Balla e George Grosz. Nello studio la “project room” di Jordi Alcaraz, uno degli artisti spagnoli contemporanei più richiesti. Al piano superiore alcune tele di Hubert Scheibl e nella saletta una selezione di tele e carte di Zoran Mušič, uno dei nostri artisti prediletti». La mostra è visitabile da mercoledì a venerdì (16-19.30) e sabato (11-13 e 16-19.30) fino al 6 luglio.
Quindi cos’è cambiato nel mondo dell’arte?
«Oggi è un pianeta irriconoscibile. Gallerie con 12 sedi nel mondo e 200 dipendenti, delle multinazionali con un fatturato astronomico alla perenne caccia di nuovi ricchi a cui rifilare opere milionarie. Nuovi ricchi, appunto, spesso piuttosto giovani. E poi arabi, cinesi, russi: tutto fa brodo, anche per le grandi case d’asta. La speculazione sull’arte è all’ordine del giorno. L’importante sono i numeri, il fatturato. Fiere e case d’asta hanno divorato tutto».
Insomma un altro approccio rispetto al passato.
«Non ho malinconia del passato, ma un po’ di rabbia per il presente sì. Spesso la gente affolla gallerie importanti e musei solo per vedere un’opera, perché tutti sanno che è costata moltissimo. E questo sovrasta di molto il puro interesse artistico per quell’opera. Le mostre da botteghino sono ormai infinite. I musei senza uno staff preparato finiscono per affittare mostre, da botteghino appunto, a costi elevatissimi. Questo, per me, è il primo passo verso la morte di un museo».
Si percepisce un’aria malata intorno all’arte…
«Si percepisce soprattutto alle grandi fiere d’arte. Art Basel è la più importante, nei giorni dell’inaugurazione esclusiva per vip, il piccolo aeroporto di Basilea è stracolmo di jet privati, i cui proprietari fanno una capatina dall’altro lato del mondo per accaparrarsi la nuova opera di questo o quell’altro artista di moda. Anche la nostra galleria ha allestito i suoi stand a Basilea, a Colonia, a Miami, a Madrid, ma da qualche tempo abbiamo deciso di non farli più. Madrid e Colonia erano come casa nostra. Queste sensazioni vengono confermate nel bellissimo libro di Georgina Adam sul mondo attuale dell’arte: “The dark side of the boom”. Una lettura davvero illuminante. In questo frastuono poche sono le gallerie che durano nel tempo, la metà scompaiono dopo cinque anni, finite nel mezzo della centrifuga, il cosiddetto “passo più lungo della gamba”».
Che però non pare il suo caso.
«Noi ci siamo da sessant’anni e forse quel passo troppo lungo non l’abbiamo mai fatto. Anzi, dopo sessant’anni di storia si può anche fare qualche passo diverso: nel mio caso è stata la decisione di dedicare più tempo a me stesso, alla voglia di leggere e scrivere – un mio racconto su Arturo Nathan è uscito di recente su un’importante rivista letteraria di New York, e il libro di poesie per i miei cani è stato pubblicato nel 2021 da una casa editrice in Alabama – ma allo stesso tempo di presentare al pubblico delle mostre sempre più importanti, anche se in numero minore. La decisione di partire per il Sud (il chiaro contro il buio dell’inverno) all’inizio di novembre e ritornare a Trieste alla fine di febbraio, prevede che i nostri amici dell’arte faranno a meno di noi, ma sanno che al ritorno troveranno mostre ancora più belle».
Torbandena chi ha portato a Trieste?
«Ci sono state mostre importanti: Giorgio Morandi, Hans Hartung, Arturo Nathan, Gao Xingjian. Per la prima volta si sono viste in città opere di mostri sacri come Gerhard Richter, Anselm Kiefer e Miquel Barceló, oltre a un’indimenticabile grande tela di Jean Michel Basquiat. I nostri collezionisti sono forse di una tipologia diversa da quelli attuali: sono amici con cui andare in vacanza, persone colte con cui confrontarsi sui tempi dell’arte di ieri e di oggi e i loro lasciti finiscono nei musei».