Franco Degrassi lascia l’Irci di Trieste inaugurando i piani della pinacoteca con i quadri istriani

TRIESTE Franco Degrassi, dopo quasi nove anni al timone coincidenti con lo svolgersi di tre mandati, saluta palazzo Irci (Istituto regionale per la cultura istriano-fiumano-dalmata) in via Torino e si accinge a lasciarne la presidenza.

Dall’alto delle sue 84 primavere ha deciso, come si dice nel mondo del calcio, di appendere le scarpette al chiodo. Ma se ne vuole andare in bellezza, lasciando un dono presidenziale alla città, un regalo chiamato pinacoteca: la grande stanza al secondo piano è in allestimento, il cantiere ferve e sarà pronto entro la fine di giugno. Una sorta di rituale ammainabandiera per Degrassi, da sempre interessato al mondo dell’arte ed esperto navigatore negli anfratti delle aste.

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Le opere

Un contributo della Regione di 200.000 euro, che servirà anche a sistemare l’archivio delle Cooperative operaie, ha supportato la realizzazione della pinacoteca, che raccoglie circa 200 dipinti. Degrassi si aggira tra le pareti dove sono già appese un buon numero di opere firmate da artisti nati nell’area geoculturale orientale, dalla Venezia Giulia alla Dalmazia, dal Cinquecento a oggi: camminando segnala lo Schiavone, Francesco Trevisani, Cesare Dell’Acqua, Tito Agujari, Enrico Fonda, Dino Predonzani, Italico Brass, Romeo Marsi, Giovanni Antonio Zamarin, Anita Antoniazzo, Giovanni Craglietto ... Frutto di lasciti, donazioni, acquisti. Una semplice campionatura, che con l’inaugurazione assumerà ampiezza e precisione.

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Un antico sogno

Poi, a fianco, uno spazio di 150 metri quadrati che si affaccia su via Duca d’Aosta: al momento è lasciato libero, connotato dalla sola presenza dell’Orfeo firmato da Marcello Mascherini. Ma un domani potrebbe coronare un antico sogno di Degrassi: accogliere le 21 opere (Paolo Veneziano, Alvise Vivarini, Vittore Carpaccio, Giambattista Tiepolo ...), provenienti da musei e chiese capodistriani e piranesi, portati in salvo durante la Seconda guerra mondiale prima in Friuli, poi a Roma, dal 2006 a Trieste. Da anni sono custoditi a mò di deposito temporaneo nel vicinissimo museo Sartorio: un trasferimento di poche decine di metri avrebbe un profondo significato culturale e morale. La parola spetta al Ministero e alla Soprintendenza.

Il palazzo

Palazzo Irci è proprietà del Comune, che lo ha dato in comodato all’istituto, il quale, con fondi regionali, ha provveduto a ristrutturarlo durante la presidenza di Silvio Delbello. Oltre agli uffici e alla pinacoteca, ospita tre biblioteche, quella dell’Irci stessa, quella della Deputazione di storia patria, quella della Società istriana di archeologia e storia patria. Custodisce archivi importanti come quello di Pier Antonio Quarantotti Gambini.

L’attività dell’Irci, il cui direttore è Piero Delbello, si muove da via Torino al Porto vecchio, dove il Magazzino 26 conserva il Civico museo della civiltà istriana-fiumana-dalmata, dove sono affluite le masserizie degli esuli, in precedenza allestite al “18”. Il Civico museo, somma di collezioni comunali e dell’Irci, manca ancora della parte relativa alla competenza municipale.

Il bilancio del mandato

In passato dirigente siderurgico e portuale, pubblico amministratore, uomo di centrosinistra su sponde moderate, Degrassi è abbastanza soddisfatto di quanto ha contribuito a fare nel suo novennale. Incrementate le pubblicazioni e le attività espositive. Risanati i conti: il bilancio ’23 sottolinea un assetto finanziario-gestionale pari a 1,2 milioni, comprendendo ovviamente il valori patrimoniali. Dai 300 ai 400.000 euro è calcolata la somma dei sostegni regionali e statali.

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