Gallerie dell’Accademia, scatta la denuncia per i sei eco attivisiti
Non ha tardato ad arrivare la denuncia del direttore delle Gallerie dell’Accademia, Giulio Manieri Elia, contro i sei eco attivisti di Ultima Generazione che sabato hanno fatto un blitz nella sala otto, attaccando le mani con la colla sulla parete sotto il quadro di Francesco Guardi, “Il bacino di San Marco con l’isola di San Giorgio e la Giudecca”.
Nessun danno alla tela, che non è stata nemmeno sfiorata ma, spiega il direttore, il muro sarà da ritinteggiare. «Stiamo facendo ora le stime dei danni, comunque la sala è sempre stata aperta, è nostro dovere garantire la fruizione al pubblico» ha precisato Manieri Elia.
Dalla questura fanno sapere che è in corso la valutazione per due eventuali fogli di via ai giovani non veneziani. Dei sei ragazzi coinvolti nell’azione, due avevano già ricevuto il provvedimento di allontanamento in passato e, quindi, su di loro oltre alla denuncia per danneggiamento grava anche quella per violazione del foglio di via.
Intanto, sulla falsa riga del vescovo di Padova Claudio Cipolla – che nei giorni scorsi ha incontrato gli attivisti di Ultima Generazione responsabili del blitz alla messa di Pasqua – anche Manieri Elia ha dimostrato la propria apertura nei confronti dei giovani.
«Ho detto ai ragazzi che se si ponessero con un atteggiamento propositivo e collaborativo, io sarei pronto ad accogliere le loro istanze e proposte» ha spiegato, ipotizzando l’organizzazione di alcuni tour nelle Gallerie dedicati alla sensibilizzazione rispetto al cambiamento climatico, giusto per fare un esempio.
«Però» ha ribadito, «devono entrare in una logica collaborativa, se continuano così non vanno da nessuna parte e allontanano le persone dalle loro cause. A maggior ragione se se la prendono con l’arte, perché farlo?» ha chiesto.
La stessa domanda se l’era posta un anno fa, quando gli attivisti avevano preso di mira La Tempesta del Giorgione. Allora, le mani con la colla si erano appiccicate al vetro protettivo e il danno era stato ingente, tanto che, per ripararlo, la sala era rimasta chiusa due giorni. Anche in quell’occasione erano fioccate le denunce e il direttore aveva scosso la testa, attonito e anche un po’ demoralizzato per il gesto.
Al centro delle proteste dello scorso sabato, il destino di Venezia che, dicono gli eco attivisti, non sarà di certo glorioso: «Entro il 2044 la città rischia di morire rischia di morire definitivamente, se non interveniamo» avevano spiegato i giovani seduti a gambe incrociate sotto la tela, aggiungendo che il Mose non proteggerà la città fino a 60 cm di aumento del livello del mare, poi non si sa. Preoccupazione che probabilmente accomuna molte persone, ma non il modo di esporla.