Una via intitolata ad Almirante, scoppia la polemica politica a San Donà
No secco a una strada dedicata ad Almirante, si annuncia battaglia politica a San Donà dopo la proposta avanzata da Fratelli d’Italia.
Mentre a San Donà FdI pensa all’intitolazione, che potrebbe essere anche quella di un parco pubblico, allo storico segretario e fondatore dell’Msi, la polemica si accende in riva al Piave e coinvolge tutte le forze della sinistra sandonatese pronte ad alzare gli scudi a impedire che questo avvenga.
La tensione si alza ancora una volta su temi politici e storici. Il sindaco di San Donà, Alberto Teso, che è iscritto a FdI, e la giunta formata con Forza Italia e Lega, finora non hanno commentato.
Ma il capogruppo di FdI, Giuseppe Muzzupappa, non ha alcuna esitazione: «Almirante è stato un leader riconosciuto, segretario del partito da lui fondato, deputato che ha rispettato la Repubblica e la democrazia. Quanto attribuito dai vetero comunisti non ha alcun fondamento e ricordo che è stato presente ai funerali di Enrico Berlinguer con un gesto apprezzato da tutti. Questa è storia, il resto sono critiche di un vecchio comunismo che non ha ragione di esistere. Non abbiamo ancora formalizzato alcuna decisione, ma questo è il nostro intento e ricordo che siamo una maggioranza di destra-centro al governo della città».
La segretaria del Pd, Maria Grazia Murer, ha censurato la proposta evidenziando alcuni controversi aspetti della figura di Almirante, accostandolo al fascismo e al razzismo e lo stesso ha fatto il consigliere comunale del Pd, Daniele Terzariol.
Alleanza Verdi Sinistra italiana è intervenuta a sua volta sulla proposta di intitolare un parco o una strada a Almirante. «Un po’ alla volta, sia a livello nazionale, ma anche localmente» premettono, «Fratelli d’Italia getta la maschera e si rivela per ciò che è: altroché destra democratica europea. La proposta di intitolare un parco, una via o una piazza a un soggetto come Almirante è un oltraggio, un’offesa alla città dei 13 martiri. Almirante fu fino alla fine dei suoi giorni fascista e razzista conclamato. Fu redattore della “Difesa della Razza”, repubblichino e quindi alleato dei nazisti, persecutore di partigiana e mai in vita ha espresso pentimento o ravvedimento. Ha potuto fare politica nel dopoguerra grazie a quelle regole democratiche che ha avversato in vita con tutta la violenza di cui era capace e soprattutto fu immesso nella vita civile invece che in galera grazie ai provvedimenti di amnistia dell’allora ministro della Giustizia, il comunista Togliatti».
«Intitolare qualsiasi luogo pubblico a questo personaggio» concludono, «è come lanciare letame su questa città, oscurare la memoria storica ed equiparare i carnefici alle vittime. Non resteremo silenti e inermi dinnanzi a questi tentativi»