Violenze, boom di denunce: «Adesso le donne hanno più coraggio»
«Dal nostro osservatorio direi che i numeri non sono aumentati, ma aumentano le richieste di aiuto e le denunce: c’è maggiore sensibilità, informazione e capacità delle donne rivolgersi alle strutture e interrompere le relazioni maltrattanti.
Per questo è importante che l’informazione arrivi sempre più diffusa, là dove serve».
Le violenze
Roberta Nicosia è la psicologa di Iside Cooperativa Sociale Antiviolenza: analizza così il quotidiano, tristemente incalzante, a tratti addirittura “massivo” arrivo in Procura di denunce che attivano le procedure del “Codice Rosso”.
Ultimo esempio, oltre venti casi denunciati nell’ultimi fine settimana, in 48 ore: dallo stalking ai maltrattamenti in famiglia, dalla violenza sessuale al revenge porn. Un inquietante succedersi di storie violente, che da anni si ritrova quotidianamente nelle aule di giustizia di Venezia – a dimostrare quanto diffusa sia l’emergenza violenza sulle donne – ma che sembra registrare un’impennata.
Un caso singolo o una tendenza? «Uscire da una relazione violenta è un percorso lungo e a volte complesso, difficile, le situazioni sono le più diverse» prosegue la psicologa, «il primo passo è spesso rivolgersi a un centro antiviolenza, ma il percorso di recupero è lungo molte situazione specifiche: ricostruire una vita senza violenza è un percorso lungo, ma certamente possibile».
Per l’avvocata penalista Annamaria Marin, legale di Telefono Rosa Treviso, l’aumento delle denunce ha un duplice aspetto: non solo sommerso che viene alla luce, ma anche aumento di reati.
«Certamente c’è maggiore emersione di una violenza che restava sommersa fino a pochi anni fa, ma c’è anche la diffusione di comportamenti di una violenza generalizzata che non risparmia più nessuna», dice la legale, «sembra che nella vita di relazione sia normale che ci siano episodi di questo genere, sia in famiglia, sia nella convivialità, tra estranei.
Il codice rosso
L’emersione del sommerso riguarda la violenza domestica, ma c’è una diffusione di comportamenti violenti nelle relazioni conviviali, che una volta non aveva numeri così pesanti come oggi e, purtroppo, nella percezione collettiva sembra “normale” che nelle “serate” possa esserci un epilogo di violenza.
L’incremento delle denunce – e quindi degli episodi che vede le donne vittime, nelle diverse declinazioni previste dal Codice Rosso – è un fatto: mi piacerebbe dire che si tratta “solo “di emersione».
«Non c’è dubbio: il fenomeno è in aumento sotto tutti i punti di vista e la parte più inquietante è che ci sia tanto, tanto sommerso di violenze che magari durano da anni: ma il fatto che le donne trovino, ora, più coraggio di denunciare – seppur allarmante fenomeno dell’emergenza – è positivo perché quantomeno si può intervenire», commenta la presidente del Consiglio comunale Ermelinda Damiano, che lavora fianco a fianco con il Centro Donna.
«Certo», aggiunge, «dopo l’omicidio di Giulia Cecchettin c’è stato un aumento esponenziale delle richieste aiuto: la violenza si consuma soprattutto tra le mura domestiche, tra partner, nei contesti familiari, dalle giovanissime alle donne più anziane: se ne parla poco».
Che si può fare?
«A fine anno abbiamo aperto la terza casa rifugio ma l’obiettivo è aprire quanto prima una quarta», osserva la presidente Damiano, «c’è bisogno di luoghi protetti per donne e i loro figli. I percorsi di uscita dalla violenza sono lunghi. È un fenomeno molto complesso e trasversale: non si trova solo in contesti di minore istruzione, ma anche tra le professioniste, con la differenza che queste ultime hanno spesso una rete di lavoro e amicizie e riescono a gestire – con l’aiuto del centro – il percorso, mentre donne di nazionalità diverse, senza famiglia hanno bisogno di tutto».
Poi c’è l’informazione alle nuove generazioni. «Con le operatrici del centro Donna facciamo tanta sensibilizzazione con le scuole, ma anche in luoghi pubblici», conclude Ermelinda Damiano, «purtroppo i giovani non percepiscono i segnali di allerta: il fatto di essere geolocalizzati dal compagno una ragazza lo vive come segnale d’amore, invece sono di allerta».
«Li rendiamo protagonisti facendogli capire, cos’è l’amore tossico. Spesso poi non riescono, non accettano i fallimenti, le cadute: servono operatori molto capaci per creare l’empatia con i ragazzi ed evitare anche fenomeni di “vittimizzazione secondaria” ancora molto presenti».
«Per questo stiamo diffondendo “Guide di vicinato” perché chiunque può trovare una vicina o una collega in una situazione di violenza. Avvicinarsi in modo non giudicante: ognuno di noi, può aiutare una donna a uscire da una situazione di violenza».