Gli Usa cambiano l'appoggio militare a Israele
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Come previsto la portaerei Gerard Ford lascia il Mediterraneo sud-orientale per rientrare alla base di Norfolk, dove inizieranno lavori di aggiornamento. Schierata all'indomani della strage del 7 ottobre tra Israele e Libano con l'intento di dissuadere attacchi da parte degli Hezbollah e degli iraniani, ma anche per offrire supporto alle attività dell'esercito israeliano, ora che il conflitto vede le truppe di Netanyahu avanzare metro dopo metro nella striscia di Gaza e rimpiazzare i primi contingenti impiegati con altri reparti freschi, la sua presenza non è più fondamentale, anche perché comunque il Comando centrale del Pentagono ha disposto il rafforzamento della presenza americana con altre unità navali da combattimento, alcune anche con capacità di trasporto di mezzi anfibi come la Uss Bataan e la Uss Carter, che la scorsa settimana hanno raggiunto nell'area la Uss Mesa Verde.
In totale le unità hanno a bordo oltre duemila Marines della 26° Meu (Marine Expeditionary Unit), pronti per essere dispiegati in azione. Questa manovra non rappresenta certamente un cambio di strategia, semmai sottolinea che l'intervento israeliano nella Striscia di Gaza sta procedendo con gli effetti e i risultati sperati. Laddove le cose stanno cambiando – come avevamo descritto in articoli precedenti – è nel Mar Rosso, dove l'ultimo dell'anno la Marina americana ha affondato tre imbarcazioni dei ribelli Houthi che stavano attaccando una nave mercantile.
Il fatto è significativo poiché fino al 30 dicembre gli usa si erano limitati a neutralizzare gli ordigni una volta lanciati, anche se si trattava di una strategia molto costosa e dai risultati poco efficaci.
Letteralmente si parlò di “intercettare le frecce e non gli arcieri”, ma poi era immediatamente diventato evidente che con l'aumento della frequenza degli attacchi sarebbe stata una modalità insostenibile sul medio e lungo periodo. A fare la guardia all'Iran, operazione che comporta l'avere a disposizione unità d'intervento a lungo raggio, rimane la portaerei Uss Dwight Eisenhower, che dopo essere stata raggiunta dalla Ford nel Mediterraneo aveva ricevuto l'ordine di dirigersi nel Golfo Persico come deterrente contro Teheran.
Difficile ora prevedere che cosa accadrà nel Mar Rosso, quale sia la reale disponibilità di armamenti degli Houthi e fino a dove gli Usa decideranno di intervenire, ora che hanno sempre più prove del traffico di missili e droni tra l'Iran e il regime dei ribelli Houthi.