Fede e rock, il boom della christian music
Che la musica sia cambiata lo si capisce scorrendo velocemente le affollatissime frequenze FM delle radio americane: non quelle dei grandi network nazionali, ma delle migliaia di stazioni locali che affollano l’etere in ogni Stato. Da New York al Nevada, alla California c’è un nuovo sound che si diffonde, qualcosa che si colloca agli antipodi della musica mainstream di Taylor Swift, Drake, Eminem o Beyoncé, una colonna sonora alternativa dall’andamento rassicurante, che non ha le cadenze del rap e nemmeno quelle dell’hard rock o della musica elettronica. Canzoni mai troppo lente o troppo veloci, dal ritornello facile, suoni brillanti di chitarra, accompagnati da testi in totale controtendenza con le storie urbane del rap che citano Gesù, parlano di salvezza e di una nuova vita. È il marchio di fabbrica della Educational Media Foundation, una società mediatica senza scopo di lucro «con la missione di avvicinare le persone a Cristo».
Fondata nel 1982 a Santa Rosa, in California, con una sola stazione radiofonica, oggi EMF possiede e gestisce le due più grandi reti radiofoniche americane di musica cristiana (K-LOVE e Air1), con oltre mille segnali di trasmissione in tutti i cinquanta Stati, audio in streaming, podcast, libri, film, concerti ed eventi. EMF ha un team di cinquecento persone che lavorano negli uffici di Nashville, in Tennessee, o Rocklin, in California, e nelle diverse sedi in tutto il Paese. È uno dei tanti volti del boom della Contemporary Christian Music, snobbata e derisa dai critici dei media tradizionali, ma estremamente popolare e diffusa in strati sempre più ampi della società americana. Ed è significativo che il principale mezzo di diffusione, nell’era dello streaming, sia una catena radiofonica costruita meticolosamente nel corso degli anni attraverso un sistema efficacissimo di ripetitori del segnale e di acquisizioni di piccole e gloriose emittenti rock finite sul lastrico per mancanza di pubblicità o per il peso dei costi di gestione. Una rivincita, quella sulle radio rock, che in fondo, con qualche decennio di distanza, rappresenta, almeno dal punto di vista simbolico, la rivalsa di quella classe media americana degli anni Cinquanta e Sessanta, letteralmente terrorizzata riguardo alla tenuta dei valori cristiani dinanzi all’impetuosa avanzata dell’onda rock and roll di Elvis Presley e Little Richard. Erano altri tempi...
Oggi, il punto di forza della catena radiofonica EMF è proporre agli ascoltatori un altro mondo sonoro e culturale, differente in tutto per tutto da quello degli altri operatori. Basta leggere sul sito ufficiale l’introduzione ad una delle playlist più popolari: «Ogni giorno di San Valentino ci viene ricordato l’affetto supremo che proviene dal nostro Padre celeste. Il suo amore per noi è senza misura. Ed è il Suo amore impareggiabile che ci permette di amare gli altri. Se mai doveste dubitare di ciò che Egli prova per voi, ci sono molte canzoni che cambieranno rapidamente la vostra prospettiva». Tra quelle consigliate, Strong, di Anne Wilson, star country dal tono caldo e potente con un’estetica da «farm girl» d’altri tempi. Al variegato mondo della Christian Music al confine con il pop c’è la superstar Lauren Daigle classe 1991, da Lafayette, Louisiana: due Grammy, sei Billboard Music Awards e quattro American Music Awards. Ad aprire le porte delle classifiche mainstream al genere è stata però Amy Grant da Nashville che alla fine degli anni Settanta ha venduto milioni di copie con album come My Father’s Eyes e Age to Age.
Ridurre tutto questo a fenomeno musicale non serve però a comprendere la portata della Contemporary Christian Music ed il senso degli ascolti in crescita delle radio gestite dalla EMF (venti milioni di ascoltatori alla settimana). Non si tratta solo di canzonette, ma di un diverso approccio culturale e di un differente sistema di valori che silenziosamente senza troppi clamori mediatici sta attraversando e cambiando gli Stati Uniti. Non a caso, la storica di Nashville, Leah Payne, nel libro God Gave Rock and Roll to You: A History of Contemporary Christian Music traccia la traiettoria della musica cristiana negli Stati Uniti, spiegando che le popstar evangeliche, bollate frettolosamente come kitsch e fuori dal tempo, siano in realtà l’espressione autentica di un’onda politica conservatrice molto ben radicata e con un’identità fortissima. In altre parole, un allineamento tra la musica e il nuovo sentire della società americana. Un fenomeno che viene da lontano e che nel corso degli anni si è trasformato da fenomeno di nicchia in movimento di massa
Pochi sanno, però, che le origini profonde di tutto questo risalgono a 50 anni fa, a un evento ignorato dalla maggior parte dei giornali del tempo ma che è passato alla storia come «Woodstock Cristiana». Nell’era dei grandi eventi rock, pacifisti e antisistema, a Dallas, in Texas andò in scena Explo 72, un raduno organizzato dal Jesus Movement, un movimento nato nella West Coast che aveva come obiettivo il risveglio dei valori cristiani nella coscienza collettiva. Dal 12 al 17 giugno del 1972 oltre centomila ragazzi, agghindati in modo esattamente opposto ai coetanei che affollavano le adunate hippie negli Stati Uniti, invadono la città per partecipare a lezioni, seminari e speech di predicatori, una militanza giovanile cristiana di massa mai vista prima, che culmina in una maratona musicale di otto ore al Cotton Bowl Stadium dove una folla gigantesca (150 mila persone) accoglie trionfalmente decine di artisti tra cui Johnny Cash e la leggenda del country Kris Kristofferson.