Beppe Sala, il tramonto di un aspirante leader

A Beppe Sala non basta più l’immagine di politico vicino alla modernità e alla sostenibilità pazientemente costruita grazie alle relazioni con la Milano che conta. Né funziona esibire i calzini multicolori che lo avvicinano al movimento Lgbtq+, cioè a gay, lesbiche e transex e gender free, né dichiararsi pronto per l’iscrizione al partito europeo dei Verdi. No, dopo tante prese di posizione molto furbe e ancor più propagandistiche, contano i fatti e questi purtroppo non sono influenzabili con gli influencer.

Primo problema: l’inquinamento. Sala sette anni fa ha ereditato dalla precedente giunta di sinistra, quella guidata dall’ex rifondarolo comunista Giuliano Pisapia, «l’area C», ovvero una chiusura del centro parziale, cioè via libera solo a chi paga. Cinque euro per ogni ingresso a quattro ruote, con l’obiettivo di ridurre del 20 per cento l’inquinamento e del 35 il traffico d’auto. Niente di tutto ciò si è verificato nei cinque anni di sperimentazione, in compenso Sala ha deciso di aumentare la tariffa d’accesso, portandola da 5 a 7,5 euro, istituendo anche un’«area B», ossia una zona in cui è vietato entrare se si possiede una vettura che non rispetta i parametri di emissione fissati dall’Europa. In pratica, l’intera città, periferia compresa, è esclusa alla popolazione che non si può permettere uno degli ultimi modelli di quattro ruote sul mercato. Per chi è costretto a restare a piedi però Sala ha istituito non nuove tratte urbane di mezzi pubblici, ma molte piste ciclabili. Il messaggio è chiaro: pedalate. Un sacrificio che però avrebbe dovuto essere compensato da un miglioramento della qualità dell’aria. Meno auto, con limiti stringenti in alcune vie cittadine che impediscono di procedere a più di 30 all’ora, meno malattie dell’apparato respiratorio. Peccato che le cose non siano andate proprio così. L’inquinamento, lungi dal diminuire, ha trasformato Milano nella capitale dell’aria inquinata. Un istituto di ricerca vicino a un’azienda produttrice di purificatori d’ambiente l’ha collocata al terzo posto nelle città con la maggior percentuale di emissioni, terza dietro Lahore e Dacca, vale a dire il peggio del mondo. Lui, il sindaco ciclista che esibisce il pedalino multigender, si è inalberato, ma perfino le ricerche di Legambiente gli danno torto. Magari il capoluogo lombardo non sarà terzo nella classifica, ma di sicuro è primo in quella nazionale. Per di più le sue piste per le due ruote sono finite nel mirino della Procura dopo la morte di alcuni ciclisti, perché considerate troppo pericolose e così il suo assessore e i dirigenti responsabili del piano sono stati indagati.

Secondo problema. La sicurezza. Per mesi Sala ha respinto qualsiasi accusa, rintuzzando le critiche che gli arrivavano dall’opposizione e dai giornali che segnalavano un progressivo peggioramento della sicurezza in città. Mai poi sono arrivati i vip, da Chiara Ferragni a Elenoire Casalegno, da Giulia Salemi a Taylor Mega, da Thais Wiggers a Giulia Amodio, cui si sono aggiunti attori, registi, calciatori, conduttori e piloti, come Federico Facchinetti, Christian Vieri, Carlos Sainz Jr., Saturnino Celani e per finire Carlo Verdone e Andrée Ruth Shammah. Tutti vittime di rapine o scippi, tutti a lamentarsi della criminalità grande e piccola della città. Così, dopo aver parlato di percentuale sbagliata, smentito dalle dichiarazioni dei rapinati e soprattutto dalle classifiche che danno Milano in cima alla classifica per gli scippi, i furti e gli stupri, ha dovuto arrendersi e ingaggiare un superpoliziotto, ossia l’ex capo della polizia Franco Gabrielli, commissariando il suo assessore.

Terzo problema: l’urbanistica. Con piglio manageriale sfoderato ai tempi dell’Expo, il sindaco si è distinto per dare via libera a una serie di nuove edificazioni. Palazzi e palazzoni, progetti di nuovi quartieri e pure di un nuovo stadio. Peccato che a distanza di sette anni dal suo insediamento Sala sia nel pieno di un braccio di ferro con la Procura, che ritiene abusive gran parte di quelle sopraelevazioni. In pratica, con la scusa di ristrutturare qualche edificio a due piani, in città sono state tirate su centinaia di torri di oltre 20 piani, senza alcuna autorizzazione, e i magistrati hanno indagato tutti bloccando ogni cosa. Un sacco della città che rischia di travolgere la sua amministrazione, al punto che i dirigenti dell’ufficio urbanistica hanno chiesto in massa di emigrare ad altri incarichi, perché non vogliono assumersi alcun rischio. Per non parlare poi dello stadio in cui far giocare Inter e Milan. Da anni si parla di un progetto, che però è stato bloccato dalla soprintendenza e dall’opposizione di una parte della stessa maggioranza del sindaco. Così, dopo aver cercato altre soluzioni fuori città, si è tornati al punto di partenza, ma al momento tutto resta fermo.

L’aspetto più incredibile del declino del primo cittadino d’Italia è che a contestarlo non è l’opposizione, ma principalmente i suoi. Non ci sono manifestazioni di protesta degli automobilisti costretti a viaggiare a trenta all’ora e a pagare il ticket d’ingresso in città: a invadere le strade davanti a Palazzo Marino sono i ciclisti che vorrebbero più piste per scorrazzare liberi senza l’ingombro delle vetture. Ma protestano anche i consiglieri verdi, quelli da sempre impegnati per la tutela del territorio, come Carlo Monguzzi, il quale attacca Sala dicendo che parla troppo ma fa poco, e soprattutto lo accusa di voler vendere San Siro ai fondi speculativi. Critiche anche da Luigi Corbani, ex vicesindaco nelle giunte di centrosinistra, che gli imputa un affarismo urbanistico, senza alcuna cura per la città. Per non dire delle proteste di chi lamenta i costi degli affitti delle case e la penuria di alloggi in una realtà abitativa che negli anni si è trasformata per accogliere decine di migliaia di studenti dal resto d’Italia e dall’estero.

Sì, Sala è circondato. Anzi, assediato: più dai suoi, da coloro che lo hanno eletto e applaudito, che dal centrodestra, che in Consiglio comunale non ha nessun riferimento forte. È il tramonto di una leadership che pareva in grande ascesa e che oggi sembra precipitare. Da qui alle prossime elezioni c’è tempo, ma il sindaco sembra sempre più guardarsi attorno, alla ricerca di una nuova occupazione. Non necessariamente in politica.