Regno Unito, cronache di una monarchia a pezzi

Reali d’Inghilterra disperatamente cercansi. Non sarà di certo andata a rifarsi il «lato b» per poter partecipare a un reality tv, come suggeriscono le teorie più becere, ma la scomparsa dalle scene pubbliche della futura regina d’Inghilterra è un brutto colpo per la monarchia. Se poi ci aggiungiamo un re già anziano, malato di cancro, la situazione diventa quasi disperata. Neppure gli sceneggiatori della serie tv The Crown avrebbero potuto inventarsi di meglio. La «Ditta», come viene indicata in patria la Famiglia Reale, attraversa una crisi che non si vedeva dai tempi della morte di Diana e mostra il volto fragile di un’istituzione a cui i sudditi hanno sempre guardato come a un punto di riferimento, qualcosa che c’è sempre stato, inamovibile, eterna. Nata nel 1215 con l’ emanazione della Magna Charta libertatum, accompagna e definisce l’identità del regno. Un rapporto difficile da comprendere a osservatori esterni, ma l’attaccamento della popolazione alla corona è costantemente documentato.

Basti pensare all’impressionante partecipazione ai funerali della regina, ai fiumi di lettere di supporto ricevute da Carlo dopo la notizia della sua malattia, all’ossessiva curiosità nei confronti di Kate. La famiglia è sempre stata onnipresente e affidabile. Caratteristiche che, soprattutto in questi ultimi mesi sembrano sgretolarsi sotto gli occhi di tutti. E sempre più spesso tornano in mente le parole di Elisabetta II: «Per essere creduti, bisogna essere visti». Ma nella Ditta accade l’esatto opposto. Tutto ruota intorno al mistero di una principessa del Galles, uscita di scena a Natale dello scorso anno a causa di una misteriosa operazione all’addome e riapparsa, mentre scriviamo, solo in una foto ritoccata e durante una breve uscita familiare ad una fattoria vicino a casa. Il riserbo è un tratto distintivo del modo di fare comunicazione del Palazzo, ma sul caso della salute di Kate non ha di certo funzionato. Sebbene il desiderio di difendere il diritto alla privacy sia del tutto comprensibile per un personaggio in questo ruolo, gli obblighi nei confronti dell’opinione pubblica sono diversi, a meno che non si accetti di venir dissezionati dai media di tutto il mondo. Dopo il pasticcio dell’immagine «al Photoshop» e le frettolose giustificazioni di Kate, le teorie sulla salute della principessa impazzano sul web, mentre i reali si affidano al solito «no comment».

Il chiacchiericcio non si placa, riemerge persino lo spettro di una crisi coniugale. La stampa britannica non si sbilancia, mentre quella straniera parla già di divorzio. Il famoso conduttore televisivo statunitense Stephen Colbert ci scherza addirittura sopra nel suo seguitissimo programma Late Show, facendo infuriare il principe William. Il quale, a detta della corrispondente reale del Daily Mail, Sarah Vine, «negli ultimi tempi non sembra essere più lo stesso». Impegnato sia sul fronte familiare che su quello pubblico, il primogenito di Carlo, abituato a una routine molto più regolare, arranca nel tentativo di coprire i buchi di rappresentanza lasciati vuoti e in alcuni momenti il suo comportamento è risultato incomprensibile. Tra i commentatori nazionali, come sempre quando le cose non vanno bene per i reali, comincia a farsi strada anche il dubbio che siano diventati più una palla al piede di una democrazia adulta, ormai in grado di vivere anche senza di loro.

Si riguardano le cifre e ci si chiede se non sarebbe il caso di utilizzare i fondi destinati alla corona per qualcos’altro. Quest’anno la monarchia è costata ai contribuenti 86,3 milioni di sterline e nel 2025 il governo inglese ha assicurato a re Carlo un aumento di finanziamenti del 45 per cento. Notizie che non sfuggono a dei sudditi colpiti duramente dalla crisi economica. E tuttavia i sondaggi rivelano che gli inglesi ancora non riescono a immaginarsi senza i loro reali. L’ultima ricerca di YouGo racconta che il 49 per cento difende a spada tratta il diritto alla privacy di Kate, che resta il membro della famiglia più amato, e soltanto un risicato 20 per cento ritiene che avrebbe dovuto condividere più informazioni con il pubblico.

Mai come in questo momento si nota la mancanza di Harry, che avrebbe potuto essere un’ottima «stampella», se non fosse che lui e William non si parlano da mesi e che lo stesso Carlo ha escluso un suo temporaneo ritorno ai doveri di rappresentanza. Il secondogenito del re era saltato sul primo aereo per Londra per andare a trovare il padre, non appena saputo del tumore che l’aveva colpito. L’incontro si era però limitato a uno sbrigativo colloquio di mezz’ora e Harry era ripartito in giornata alla volta della California, dove vive con la famiglia. William non l’aveva incontrato e i due non si sono visti neppure per la commemorazione dei 25 anni della morte della madre Diana, a cui il duca di Sussex ha preferito contribuire con una partecipazione in video. Su questo fronte non è visibile al momento, alcuna speranza di riappacificazione. Tutti gli oneri di rappresentanza ricadono dunque sulle spalle dell’erede al trono e della regina Camilla, volenterosi sostituti dei rispettivi coniugi. Entrambi si fanno vedere a cerimonie e inaugurazioni, ma è noto che Camilla non ha la tempra né il religioso senso del dovere di Elisabetta, e che William non ha ereditato dal padre la dedizione al lavoro. Dell’attuale regina si racconta che, una volta convolata a nozze con Carlo, le fu chiesto di presenziare a un evento pianificato da tempo e lei chiese se fosse possibile posticiparlo perché doveva andare a pranzo con alcune amiche.

Di William si dice sia soprannominato il principe in servizio «dalle 10 alle 16» per evidenziare la sua scarsa attitudine a accollarsi eventi extra. Poco può fare di più la principessa Anna, il membro della famiglia più impegnato di tutti, e quanto al principe Andrea, dopo lo scandalo Epstein le sue rare apparizioni suscitano sentimenti ostili nell’opinione pubblica. Sullo sfondo, altri piccoli fastidiosi scandaletti di cui rendere conto come l’inopportuna partecipazione al Grande Fratello dello scapestrato zio di Kate, Gary Middleton, e le rivelazioni degli abusi sessuali subiti in collegio dal fratello di Diana, il conte Spencer. Re Carlo ha parlato apertamente della malattia che l’ha colpito e si è mostrato spesso mentre va e viene tra un trattamento e l’altro, ma il suo stato di salute rende indubbiamente l’immagine dell’istituzione più fragile. «La monarchia si trova in una situazione che non si può più ignorare» spiega Richard Kay, uno dei maggiori commentatori reali, «la lunga assenza della principessa del Galles e quella del re hanno contribuito a creare un senso di vulnerabilità mai visto prima. Quando è scomparsa la regina, Carlo ha preso in mano la situazione con grande dignità e tutti hanno fatto quadrato intorno al nuovo re. Ora si assiste a un incredibile vuoto di potere. E questo è un problema grave per il futuro della monarchia».

Ma il problema più grande è che, ossessionata dalla difesa del proprio territorio privato, la Famiglia Reale ha perso quella credibilità che giustificava ancora la sua esistenza agli occhi del pubblico. Nei giorni scorsi Kate e William hanno fatto sapere che parleranno della salute della principessa «quando saranno pronti». Si parla persino di un’intervista in televisione, sulle orme di Diana, maestra nell’uso dei media. La trasmissione sulle cause della sua separazione fece scuola e forse anche i principi del Galles hanno capito che la verità è sempre l’opzione migliore anche quando infrange antiche regole. Dovranno agire presto però, se vogliono riconquistare la fiducia persa e restituire una chance all’istituzione che rappresentano. God save the Windsor.