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A Firenze c’ è un marziano



Eike Schmidt, già direttore (di successo) degli Uffizi, va alla conquista del Comune storicamente di sinistra. Lontano com’è dai giochi politici cittadini, piace per questo: è un volto nuovo dopo il potere di Renzi e Nardella. E se vince? Per Elly Schlein le cose si mettono davvero male...

Mentre il baldanzoso Eike avanza, l’esitante Elly trema. Firenze, unico granducato piddino mai espugnato dal centro destra. D’un tratto, mentre la segretaria Schlein annaspa, arriva un candidato che sembra Kunt, il marziano di Ennio Flaiano: «Sceso con l’aeronave a Villa Borghese», tra gioia e curiosità. Alto, biondo, scaltro. Lo storico d’arte più pop del pianeta vuole diventare sindaco dell’inespugnabile fortilizio rosso. C’è strizza, stavolta. Se vince Eike, potrebbe cascare Elly. Comunque, delle prossime amministrative, questa è la tenzone politica decisiva. Eike Schmidt, già direttore degli Uffizi, sfida un resistibile trittico femminile: la dem, la renziana e la transfuga. Una contro l’altra, ferocemente armate. Lui invece, pur mantenendo garbata distanza, è il beniamino della coalizione avversa. Schierata come un sol uomo. Lo cercano allora i giornali di mezzo mondo. Ma anche i cronisti locali smaniano per mettergli il microfono sotto il naso: «Quando arriva Eike?».

Eccolo, dunque. Imponente e pacioso, diabolico e squisito, cappotto blu e francesine nere. Lord tedesco, humor inglese, animo fiorentino. S’è già detto, ma va ribadito. È alto. Un’elettrice informa: adora il modo compito con cui si cala verso l’interlocutrice, con la mano sul petto, per raccogliere l’ultima lamentela o un nuovo incoraggiamento. È di Friburgo. Ma ha studiato a Firenze, risiede in città dal 2015, è sposato con una collega italiana, vanta doppia cittadinanza. Un teutonico? Al bar Caracciolo, durante l’incontro con i commercianti, una distinta sessantenne si sfila dalla calca per rammentare le origini degli ex sindaci: «Renzi non veniva dal contado?» maramaldeggia. In effetti lo chiamavano «Il Pontassieve», cittadina appena fuori il capoluogo dove viveva con la famiglia. «E Dario Nardella di dov’è?». Torre del Greco? «Ecco, appunto. Meglio il tedesco, ovvìa».

Kunt, il marziano di Flaiano, porta nella sbracata Roma «la speranza che tutto cambierà». Eike, il candidato civico, diffonde nella trasandata Firenze quell’aria frizzantina. Giovanni Donzelli, coordinatore nazionale di Fratelli d’Italia, nella sede del partito dietro la stazione ridotta a un suk, si limita a una telegrafica constatazione: «Abbiamo fatto un passo indietro per un uomo che può aggregare tutti». Già ammiratissimo dalla sinistra, ricorda Donzelli. Scelto e riconfermato da Dario Franceschini, pluriministro della Cultura. Primo direttore straniero nella storia degli Uffizi. E adesso aspirante sindaco.

Il motto è «Firenze magnifica». Dà il nome anche alla sua lista. Trumpiano, giusto? Eike, rivelando un contenuto accento tedesco, eccepisce: «Lo slogan fa parte della nostra identità storica, per celebrare la magnificenza dei Medici». Di cui, tra l’altro, è uno dei massimi conoscitori planetari. Scelto a sinistra, candidato a destra. «Da giovane ero un ecologista liberal- conservatore. E quello sono rimasto. Ma l’ispirazione principale è sempre stata Aristotele: il bene pubblico». Un neo democristiano, praticamente. «Un vero civico». Strizzato nel sedile anteriore dell’utilitaria che lo scarrozza in città, Eike rimembra la scorsa estate. I fiorentini scoprono che non potrà fare il terzo mandato agli Uffizi. «Allora cominciano a domandarmi: “Perché non fa il sindaco?”. Mi sembrava una lusinga, ma poi l’ipotesi prende piede sui giornali». Fino a quando Gennaro Sangiuliano, il ministro della Cultura, non rompe gli indugi: “E se le chiedessimo di candidarsi a Firenze?”».

Entra in un bar di Piazza Vettori. «Non la facevo così alto...» dice il titolare del locale. È alto sì, come quel Kunt: «Due donne sono svenute quando egli è passato, sorridente» scrive Flaiano. Un’altra signora si avvicina al marziano fiorentino: «Posso abbracciarla?». Lui, magnanimo, non si sottrae: «Chiedono sempre il permesso» osserva. «Vengo dall’ovest della Germania: sono un terrone tedesco, molto diverso dai prussiani». Certo, vi domanderete: come fa il direttore di un museo, sebbene indimenticabile, a essere tanto conosciuto? Perché è stato il più spumeggiante di sempre. Dopo la pandemia, per la riapertura, ha portato gli Uffizi su TikTok. E Chiara Ferragni agli Uffizi, pace alla fama sua. «Ho interpretato il ruolo di manager culturale prendendomi molte responsabilità. Le Gallerie facevano 16 milioni di euro all’anno. Adesso sono 60».

Eike conquista la città già nel 2016, all’inizio del primo mandato. Il museo è assediato da mariuoli e bagarini. Lui, dagli altoparlanti, invita i turisti a stare allerta. E Nardella? Si complimenta per l’audacia? Nient’affatto. Tre giorni dopo manda tre zelanti vigilesse. Schmidt viene multato per aver violato il codice della strada: 422 euro. Si consoli: i fiorentini oggi sono i più tartassati d’Italia, tra autovelox e pedanterie varie, quasi duecento euro ad abitante. Comunque, il giorno dopo aver ricevuto il multone, lui chiama fotografi e giornalisti. Poi va a pagare il bollettino. «Sui quotidiani esce un fotoromanzo» ricorda. Ma perché l’ha sanzionata? «Umana gelosia, credo. Non gli sono mai stato simpatico. Per questo mi ha fatto sempre qualche dispettuccio».

Schmidt, negli anni, diventa l’anti Nardella: «L’unico a far opposizione contro l’ideologico sindaco, che già pensava alla sua carriera lontano da Firenze. Come un granduca, nel 2024 s’è visto in consiglio comunale solo 13 volte. E adesso, come prevedibile, s’è candidato alle europee».

Ultima scaramuccia: l’estate scorsa il direttore degli Uffizi decide di assoldare guardie giurate contro vandali e imbrattamenti. Nardella replica indispettito, proponendo l’educazione al bello e al buono nelle scuole. E accusa di voler militarizzare il centro. Due mesi dopo, annuncia però un fondo da 400 mila euro da destinare agli esasperati commercianti. Per assoldare, guarda un po’, guardie giurate. «Benvenuto nella realtà, sindaco» infierisce Eike, appresa la speculare trovata. «Dal punto di vista scientifico è stranoto che il degrado attragga la delinquenza» aggiunge adesso. «Ma la cosa non entra in testa a tanti politici. Invece, è un circolo vizioso che bisogna rompere. Questa è la nostra strategia. Se vai a Ponte Vecchio riconosci subito il pilastro del comune e quello degli Uffizi».

Insomma, questa è la genesi: Eike personifica legge e ordine, i cittadini lo evocano, i partiti sondano. Lui, inizialmente, prende tempo. «Mia moglie era molto scettica. La campagna elettorale l’ho cominciata con lei, per convincerla. Adesso mi sembra una passeggiata. Non c’è obiezione o argomento che non abbia già affrontato in casa» svela sornione. Primo punto del programma? «Sicurezza e decoro». Secondo? «Sicurezza e decoro». Terzo: «Sicurezza e decoro». Ci arrendiamo. «Tutto il resto è conseguente. Al Parco della Cascine, famoso tra i grandi viaggiatori dell’Ottocento, bisogna scansare i malviventi. È uno dei luoghi di spaccio più grandi d’Italia. La sua rinascita sarà il simbolo della nostra amministrazione. Diventerà come Central Park, trasformando le zone limitrofe in zone centrali. Poi, la stazione di Santa Maria Novella. Il governo ha mandato l’esercito, altrimenti sarebbe inaccessibile. L’approccio della sinistra è facile: dobbiamo essere tutti più buoni. E i responsabili del degrado sono i turisti che mangiano i panini per strada. Che poi, le licenze ai mini market economici chi le ha date?». In piazza San Jacopino lo aspetta un gruppo di residenti. «Se non si vince stavolta, non si vince più» analizza un ruspante sessantenne dell’imbarbarito quartiere. Una conoscente schiocca un bacio sulla guancia a Eike, che promette una città policentrica: «Voglio valorizzare i 14 rioni storici».

Decenni di candidati a perdere. «Spesso scelti al Nazareno», maligna il centrodestra, visti gli amorosi sensi tra Renzi e Denis Verdini. Stavolta, però, i meloniani gongolano: è il meglio sceso in terra. «Firenze è l’unico capoluogo di regione che non ha avuto alternanza» ribadisce Donzelli. «Come Pyongyang», aggiunge l’ex direttore degli Uffizi. Persino nobiltà e salotti osservano con inedita simpatia, inorgogliti dalle lodi della stampa estera al marziano. Le sfidanti più agguerrite, invece, sono tre presumibili. Il Pd, dopo aver scansato perigliose primarie, schiera Sara Funaro, già assessora al Welfare, nipote dell’ex sindaco, Piero Bargellini. Italia Viva punta su Stefania Saccardi, vicepresidente della Regione, turborenziana. Poi c’è l’avvelenatissima Cecilia Del Re, già assessora alla Sicurezza di Nardella. Quanto a Funaro, commenta: «È stata calata dall’alto da capi corrente, tutti uomini». Lo sfidante Eike sintetizza in deroga al consueto aplomb: «È la portaborse di Nardella». Insomma, viste anche le divisioni, per Schmidt sembra certo il ballottaggio.

Si vota l’8 e il 9 giugno. Il pendolo saranno tanti storici elettori di centrosinistra, estenuati ma assuefatti. L’opera di persuasione è affidata pure a Paolo Bambagioni, già sindaco di Lastra a Signa e due volte consigliere regionale del Pd. È lui a guidare la lista Firenze Magnifica. A dimostrazione, conferma, di sfrenato civismo.

Bambagioni resta un progressista cattolico. Ma personifica quel potere da scardinare. È lui a rivelare lo scandalo del Forteto, la cooperativa degli abusi e i maltrattamenti sui minori: «Una macchina di voti del Pd». Durante lo scorso mandato in regione, diventa presidente della Commissione d’inchiesta che indaga sul caso: «Mi hanno fatto prima il processo a porte chiuse, poi hanno minacciato di non votare la relazione, infine mi hanno isolato» rivela Bambagioni. «Adesso vorrei contribuire, in un altro modo, a far crollare il sistema. Tanti avrebbero votato Funaro turandosi il naso. Spero che, invece, capiscano: quella di Schmidt è una scelta davvero civica, non legata alle solite logiche di partito».

Il candidato continua intanto ad aggirarsi in piazza San Jacopino. Rifiuti, spaccio, spaccate, aggressioni, scippi. Il tour dell’orrore si conclude all’Hotel Astor: l’albergo occupato dove viveva Kata, la bambina di cinque anni rapita lo scorso giugno.

Simone Gianfaldoni, presidente del Comitato cittadini attivi, racconta: «Abbiamo fatto una marea di segnalazioni, ma ci hanno dato solo contentini. Gli assessori ci dicevano: “È solo percezione”. Ma quale percezione? I ragazzi non possono più uscire la sera. E i bottegai hanno il bastone dietro al banco». Eike tira fuori il cellulare e immortala l’ennesimo cumulo di brutture. S’avvicina ancora una signora con la giacca rossa. Nonostante l’attimo cupo, chiede garrula: «Facciamo una foto insieme?». Eike sorride: «Venga, venga...».

Un mese fa, da Firenze, è passata pure Elly: «Funaro è stata una scelta naturale...». Appunto. La solita solfa nardelliana. Vuoi mettere con Eike, il marziano planato in piazza della Signoria? n

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