Da Zidane a Ranieri (e poi Conte e Mou): nel calcio si parte per vedersi ritornare
Il passato non passa mai. Zinedine Zidane torna al Real dopo un anno sabbatico e subito dice: «Sono tornato a casa». Si dia una lucidata alle tre Champions vinte dal francese, il Real ha ritrovato il condottiero più vincente della sua storia. Claudio Ranieri torna alla Roma dieci anni dopo l’ultima volta e sentenzia. «Altri club si possono rifiutare, ma quando la Roma chiama io devo dire di sì: qui mi sento a casa».
Con Re Claudio in panchina la Roma si era avvicinata allo scudetto, da allora solo una serie di inutili tentativi. Il testaccino più amato dalla curva Sud – e omaggiato lunedì sera al debutto di uno striscione beneaugurante – è stato chiamato per aggiustare una squadra male assemblata. Chi meglio di lui? Chi meglio dell’allenatore che tre anni fa a Leicester fu il protagonista del più straordinario miracolo sportivo degli ultimi tempi?
E’ la nuova tendenza del calcio: si parte per vedersi ritornare. L’Inter dal 2010 non vince più nulla, quello fu l’anno del Triplete ricordato nei secoli dei secoli. Indovinate chi c’era in panchina? Josè Mourinho. Che ora – dopo l’esonero al Manchester United – è tornato a frequentare i sogni del popolo nerazzurro. Lui e l’Inter una cosa sola. E’ il calcio che si volta indietro, alla ricerca della gloria perduta.
Torniamo sempre dove siamo stati felici. Abbandoniamo città, molliamo fidanzate, amanti e compagne di vita, ci lasciamo indietro illusioni e prospettive che ci hanno ingannato e quando finalmente capiamo – se lo capiamo – allora torniamo all’attimo esatto in cui ci siamo sentiti in armonia con noi stessi. Chiedete a un tifoso juventino chi preferisce tra Antonio Conte e Max Allegri. Non avrà dubbi. Il primo ha vinto tre scudetti, poi se n’è andato a cercare fortuna altrove lasciandosi dietro una scia lunghissima di rimpianti. Il secondo quest’anno metterà in bacheca il quinto titolo consecutivo.
Ma la contabilità dei trofei va nella direzione opposta rispetto ai sentimenti. A fine stagione Allegri saluterà la compagnia, non si è mai sentito amato da quella gente che invece – cinque anni dopo – è pronta a riabbracciare Conte. Già srotolato il tappeto rosso, sono già partite le fanfare. La storia ci dice che sì, tornano a casa, ma talvolta lessi.
La minestra riscaldata è una garanzia, finché non la mangi e pensi che potevi sfangarla meglio. Zidane ha già annunciato che l’obiettivo – dopo l’eliminazione di quest’anno e il ritardo spaventoso accumulato in campionato – è quello di riportare il Real a vincere la «Coppa dalle grandi orecchie». Ha riacceso l’orgoglio dei «Galacticos» con poche parole. Sa anche lui che questa è una rincorsa, ma non sempre i sogni talvolta planano nei prati più verdi.
Non è mai bello quando a quarant’anni torniamo a frequentare la fidanzata della terza liceo e scopriamo che al posto del fuoco rosso dei suoi capelli c’è una ricrescita grigia come un risentimento covato troppo a lungo. Claudio Ranieri ha rassicurato i romanisti: «Sono qui per riportare la Roma dove merita». Non giriamoci dall’altra parte: è quello che tutti vogliamo sentirci dire. Tutti. Hai bisogno di tornare dove meriti. Non abbiamo tempo per il futuro. Vogliamo un presente che ci dia una spruzzata di felicità. Domani è un altro giorno, ma ieri è stato più bello.