Aborto, la legge restrittiva in Mississippi e gli altri divieti nel mondo
Il parlamento del Mississippi ha adottato la legge sull’aborto più restrittiva degli interi Stati Uniti. È anche fra le più controverse e certamente verrà contestata in tribunale dalle associazioni per i diritti civili e delle donne. La maggioranza repubblicana ha votato una legge che proibisce l’interruzione di gravidanza a partire dal primo avvertire del battito cardiaco del feto, cosa che può accadere già alla sesta settimana di gravidanza.
La legge SB 2116, nota come la legge del battito cardiaco, fa eccezione per casi in cui sia a rischio la salute di madre e nascituro, ma non per le vittime di violenza sessuale e incesto.
Il governatore repubblicano Phil Bryant non ha ancora firmato la legge, ma si è detto impaziente di farlo. Dall’altra parte le associazioni protestano perché un tempo così stretto per l’aborto impedisce la possibilità di accedere all’interruzione di gravidanza. Molte donne alla sesta settimana non sono nemmeno ancora consapevoli di essere incinte.
Questa la denuncia di Elisabeth Smith, avvocato del Centro per i diritti riproduttivi. «In Mississippi, dove c’è una sola clinica che pratichi aborti, una montagna di restrizioni all’interruzione di gravidanza che rende impossibile averla entro le sei settimane di gestazione. I giudici hanno bloccato leggi simili in Kentucky e Iowa, ma ce ne sono in preparazione in Tennessee e Georgia.
Nella maggior parte dei paesi occidentali l’interruzione di gravidanza è permessa entro un determinato periodo di tempo durante la gestazione. Sono 61 nel mondo secondo i dati dell’OMS. In 5 è vietato in ogni circostanza. In mezzo a questi due estremi ci sono una serie variegata di legislazioni e battaglie. In molto paesi l’aborto è permesso solo quando sono a rischio la vita e la salute della madre, ma anche anomalie del feto e nei casi di violenza. È costantemente aggiornata la World’s abortion law map, la cartina con la mappa delle leggi sull’interruzione di gravidanza.
In Italia l’aborto è legale dal 1978, quando fu approvata la legge 194. È possibile interrompere la gravidanza entro 90 giorni dall’inizio della gestazione oppure tra il quarto e quinto mese solo per motivi di natura terapeutica. Una legge che funziona più sulla carta che nella realtà a causa del gran numero di obiettori di coscienza e del limitato personale in ospedale.
Ben più grave la situazione in altri paesi. In Argentina lo scorso anno è stata bocciata una legge che rendeva legale l’aborto. Di qualche settimana fa la notizia dell’interruzione di gravidanza negata per un’undicenne rimasta incinta dopo una violenza da parte del compagno della nonna. Secondo le statistiche ci sono in Argentina 450mila aborti illegali ogni anno.
Secondo Medici senza frontiere, l’aborto non sicuro è un’emergenza sanitaria dimenticata. Rappresenta nel mondo una delle cinque principali cause di mortalità materna diretta con le emorragie, le infezioni gravi i disturbi della pressione sanguigna e il parto ostruito. Circa il 45 per cento degli aborti a livello globale è considerato non sicuro e oltre 22000 donne e ragazze muoiono ogni anno dopo aver subito un aborto non sicuro, secondo il rapporto del Guttmacher Institute del 2018. Circa il 97% degli aborti non sicuri e dei decessi legati a questi avvengono in Africa, America Latina e Asia meridionale e occidentale.