Gusti fruttati e colori vivaci: se le sigarette elettroniche strizzano l’occhio ai bambini
Un giro d’affari che, a livello planetario, vale 6 milioni di dollari e in Italia 600 milioni di euro. Il mercato delle sigarette elettroniche è in crescita (anche se è ancora poco rilevante rispetto a quello del tabacco: 770 miliardi, secondo Euromonitor). E anche se in alcuni Paesi il vaping è stato inserito dalle autorità sanitarie nei percorsi anti fumo, nei Monopoli di Stato italiani è equiparato al tabacco: sugli effetti della sigaretta elettronica non è ancora stata detta l’ultima parola.
Ma, intanto, il mercato sembra guardare ai giovani. O ai giovanissimi, come ha cercato di dimostrare un’indagine del Sunday Times, che spiega che l’industria del vaping sfrutterebbe colori vivaci, personaggi dei cartoni animati e immagini di dolci, popcorn e gelati per commercializzare i suoi prodotti. Sigarette elettroniche dall’aspetto invitante, che sembrano quasi bibite gassate, blister di caramelle o snack.
Dalla pizza alle patatine
D’altra parte, i colori vivaci, le scritte pop e gli aromi accattivanti, dolci e fruttati, caratterizzano anche i kit delle sigarette elettroniche italiane. Se nel mondo esistono più di 7.700 aromi (e negli Usa fra i più popolari ci sono il candy corn o il chocolate fudge), nel nostro Paese si possono scegliere liquidi dall’aroma pizza, patatine fritte o, addirittura, pesto. Ma ci sono anche banana, burro, cannella, chiodi di garofano, eucalipto, menta, fragola, vaniglia. E proprio la vanillina e l’aroma di cannella, secondo uno studio guidato dalla University of North Carolina Health Care, potrebbero essere anche più pericolose degli altri.
In base a una ricerca pubblicata sulla rivista Pediatrics, che ha valutato i risultati delle analisi mediche di ragazzi fra i 12 e i 17 anni, i liquidi con aromi alla frutta avrebbero livelli significativamente più alti dei metaboliti dell’acrilonitrile, composto molto velenoso impiegato nella produzione di materie plastiche, adesivi e gomma sintetica.
Silvia Novello, Ordinario di Oncologia medica all’Università di Torino e presidente di WALCE Onlus (Women Against Lung Cancer in Europe), ha spiegato a Repubblica che «quello degli additivi è un aspetto da non sottovalutare, perché è molto sfruttato nelle campagne promozionali, e soprattutto se si considera l’influenza che questi composti con sapori e profumi diversi possono avere tra i giovanissimi e nel mondo femminile, due popolazioni ad altissimo rischio quando si parla di abitudini tabagiche».
L’Oms dice già da qualche anno che sarebbe necessario «mettere al bando, ad esempio, le miscele con aromi alla frutta, ai dolci e alle bevande alcoliche» che «potrebbero invogliare i più giovani a fumare».
Ma un portavoce di Ubervape, azienda di e-cigs, ha dichiarato: «L’intento di certe immagini e di determinati aromi non è quello di strizzare l’occhio ai giovanissimi, ma di catturare l’attenzione del consumatore in un mercato incredibilmente competitivo».
In Italia, alcune aziende di vaping, invece, hanno inaugurato una nuova strategia per sedurre (anche) il pubblico più giovane, stipulando contratti con testimonial famosi, amati dai teenager. E, anche qui, il successo è assicurato.