Buco nero, è il giorno della prima fotografia
Il termine foto è improprio, bisogna dirlo subito, ma è quello che più si avvicina, con termini non tecnici, a ciò che mostrano gli scienziati: la prima immagine mai vista di un buco nero.
IMMAGINE
Il progetto Event Horizon Telescope ha puntato otto radiotelescopi in varie città del mondo verso Sagittarius A*, buco nero della nostra galassia a 25000 anni luce di distanza dalla Terra nel mezzo della Via Lattea, circondato da gas luminoso e materiale vorticoso, con una massa equivalente a 4,1 milioni di soli. Il secondo buco nero preso in considerazione è M87, dista 54 milioni di anni luce dalla Terra in una galassia vicina chiamata Vergine A. Dovrebbe pesare più di 6 miliardi di soli.
I TELESCOPI
I telescopi sono 8 perché serve una rete di telescopi per raggiungere la risoluzione tecnica necessaria a fermare l’immagine di un buco nero che è una delle figure fondamentali della fisica dello spazio, ma nessuno l’ha mai vista.
I buchi neri sono stati immaginati e teorizzati, ma mai fotografati. Jean-Pierre Luminet offrì per la prima volta la visualizzazione di un buco nero nel 1979. Con l’uso di dati inseriti in un computer arrivò a disegnare con punti neri su un foglio bianco una sorta di negativo fotografico per realizzare la prima immagine.
Nel caso attuale per cinque giorni nell’aprile del 2017 gli otto telescopi sono stati puntati verso Sagittario A* per creare una sorta di telescopio virtuale delle dimensioni della Terra. Ogni telescopio ha inviato dati che sono stati sincronizzati e uniti per rivelare l’immagine.
COSA SAPPIAMO DEI BUCHI NERI
Gli scienziati definiscono buco nero un corpo celeste con un campo gravitazionale così intenso da non lasciare sfuggire né materia, né radiazione elettromagnetica. «In un buco nero», si legge sull’enciclopedia Treccani, «la forza di gravità domina su qualsiasi altra forza, sicché si verifica un collasso gravitazionale continuo, che tende a concentrare la materia in un punto di singolarità di densità infinita».
Il buco nero non può essere rivelato direttamente, la sua presenza può essere rilevata dal moto di altri corpi celesti nelle vicinanze, anche per questo un’immagine è difficilissima da catturare. Nelle galassie i buchi neri appaiono piccoli anche se all’interno c’è una massa milioni o miliardi di volte più grande del Sole. Di solito sono avvolti da nuvole di polvere e gas. Sono di varie dimensioni ed estremamente densi.
I buchi neri si formano quando le stelle collassano su se stesse e creano una regione dove la forza di gravità è così forte che tutto, anche le stelle e la luce, vengono risucchiati. Proprio l’assenza della luce è uno dei motivi per cui non è stato possibile finora «fotografare» un buco nero, Quello che gli scienziati hanno catturato è quello che viene definito «orizzonte degli eventi», il confine fra un buco nero e il punto di non ritorno al suo interno.
COSA SCOPRIAMO
Se è mancata finora un’immagine, si è invece sentito il suono dei buchi neri. Lo scontro fra due buchi neri è all’origine delle onde gravitazionali rilevate da telescopi e interferometri negli osservatori negli Stati Uniti e anche in Italia. Era il 17 agosto del 2017 alle 14 e 41.
Quella delle onde gravitazionali è scoperta che è valsa il Nobel, ma ancora ci sono domande senza risposta nell’astronomia e nella fisica teorica. Su tutte la foto dei buchi neri potrebbe essere un tassello necessario a confermare o confutare la teoria della relatività di Albert Einstein che definiva i buchi neri circolari, ma che potrebbero avere forma differente.