Bastianelli e Bettiol, l’Italia va in bici (e trionfa al Fiandre)
Alberto Bettiol non aveva mai vinto una gara da professionista, per questo quanto ha tagliato il traguardo ha puntato due dita negli occhi e poi le ha rivolte al gruppone dei giornalisti, come a dire: guardatemi bene, sono io ad aver vinto. Spiegherà poi Bettiol che i giornalisti che seguono il ciclismo spesso sbagliano il suo nome, lo confondono. Era uno dei tanti, non lo è più.
Marta Bastianelli usciva da un tunnel lunghissimo di molto buio e pochi lampi. Lei è abituata a vincere, lo è da una vita. Ma la vita spesso le si è messa di traverso. Prima a fermala – nel biennio 2008-2010 – è stato il doping, una positività che lei ha sempre contrastato; poi il destino, che ha preso la forma di due incidenti molto gravi: frattura in quattro parti della mandibola, altra frattura della vertebra lombare. All’epoca i dottori le dissero: Marta, di tornare in bicicletta non se ne parla nemmeno. E invece.
Bettiol e Bastianelli sono i due eroi di un’impresa che per il ciclismo italiano è storica. Hanno vinto il Fiandre, una delle classiche di questo sport, 267 km., con 17 strappi da affrontare: 9 in pavé e 8 in asfalto. L’ultima vittoria di un ciclista italiano – prima di Bettiol – risaliva al 2007: a tagliare il traguardo da vincitore era stato Alessandro Ballan. «Sul Vecchio Kwaremont ho chiuso gli occhi e sono partito».
Sono stati i 14 chilometri più lunghi della mia vita», ha detto il venticinquenne corridore di Poggibonsi. Bastianelli, trentaduenne di Velletri – invece – prima di diventare campionessa europea l’anno scorso, aveva già vinto una medaglia d’oro ai Mondiali nel 2007, e un bronzo agli Europei del 2005. Ha trionfato al Fiandre quattro anni dopo Elisa Longo Borghini.
Il ciclismo è sporti sacrifici, è necessaria l’attitudine alla sofferenza. Si cade, ci si rialza. Bettiol ha passato il Natale del 2017 sulla sedia a rotelle, era reduce da un infortunio alla schiena che non gli permetteva di alzarsi. Gli era stata diagnosticata una sacroileite. Ha battuto anche quella. Bettiol è il nuovo che avanza. Il ct della nazionale Davide Cassani si aspettava che prima o poi il suo talento sbocciasse.
La vittoria al Fiandre sarà il piedistallo di una carriera che molti gli pronosticano ricca di soddisfazioni. Perché Bettiol è un corridore completo, forte a cronometro, in salita e sul pavè e potenzialmente può quindi vincere su tutti i terreni. Marta Bastianelli nel 2014 è diventata mamma di Clarissa, ma si sa come sono i ciclisti, vivono di rincorse e salite, per cui appena due mesi dopo il parto Marta stava già pedalando per recuperare il tempo perduto. Il senso di Marta per la bici si può riassumere in tre parole che lei stesso ha usato: «Forza, disciplina, volontà». Bastianelli e Bettiol domenica scorsa al Fiandre sono entrati nella storia del ciclismo italiano, ci sono entrati a braccia alzate sul traguardo.