Il Grande Torino che ancora insegna lo sport e l’educazione civica ai bambini
«Il Torino ha due date di nascita, il 3 dicembre 1906 quando è stato fondato e il 4 maggio del 1949 quando l’aereo che trasportava la squadra dopo l’amichevole di Lisbona col Benfica si schiantò su Superga. Nel giorno in cui sembrò che tutto fosse finito, in realtà esplose ancora più violentemente la passione e l’amore per il Torino». È l’attuale presidente del Torino, Urbano Cairo, a spiegare il sentimento che è di ogni tifoso torinista.
Sono passati 70 anni dal 4 maggio del 1949, il giorno della tragedia di Superga, il giorno in cui gli invincibili diventarono eroi. Come scrisse Indro Montanelli: «Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto “in trasferta”».
I bambini e gli adulti di allora conoscevano a memoria la formazione capitanata da Valentino Mazzola con Bacigalupo in porta, Ossola, Rigamonti, Gabetto, Menti e gli altri. Dai nonni è stata racconta a chi è nato negli anni Settanta la leggenda del Grande Torino per cui tutta l’Italia, di qualsiasi fede sportiva aveva pianto.
A Torino un progetto ha raccontato quest’anno, a 70 anni dalla tragedia, ai bambini delle scuole chi era il Grande Torino e spiegato come le tragedie sportive del passato possono far crescere le persone e i tifosi di domani. L’iniziativa si chiama «BianconeroGranata» e ha coinvolto le scuole primarie della Circoscrizione 7 mettendo insieme il disastro di Superga e il dramma dello stadio Heysel di Bruxelles il 29 maggio 1985, dove, poco prima dell’inizio della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, morirono 39 persone, di cui 32 italiane.
«L’idea è diffondere un messaggio di vicinanza e rispetto fin dai primi anni di scuola, è un po’ un modo per rispondere alle offese che invece si ascoltano sugli spalti degli stadi» dice Marco Ivo, presidente della società sportiva Safatletica che coordina l’iniziativa. E aggiunge: «Lo sport può diventare anche il luogo in cui si trovano risorse per andare avanti, una fonte di insegnamento».
Lo sport non è il razzismo che si legge negli striscioni, ma è la capacità di azioni straordinarie come la scelta che fu fatta dopo la tragedia di Superga di assegnare lo scudetto al Torino che giocò le ultime partite schierando la squadra primavera. Vinsero sempre contro i pari età schierati per rispetto dalle altre squadre.