La banda larga? Serve a incrementare la natalità
Asili, incentivi, congedi. Sono le proposte più gettonate per aumentare la natalità, in costante calo in Italia. Ora arriva dall’Università Bocconi uno studio che dice che può servire altro per far nascere bambini: una connessione a banda larga.
Secondo lo studio il miglioramento dell’accesso a Internet ha un effetto positivo sulla natalità, sulla soddisfazione complessiva per la propria vita, sul tempo professionale e sul tempo trascorso con i figli. Attenzione però: vale soprattutto per le donne con un livello di istruzione superiore.
I risultati della ricerca, Does Broadband Internet Affect Fertility? (Internet a Banda Larga influisce sulla fertilità?), di Francesco Billari e Luca Stella dell’Università Bocconi con Osea Giuntella dell’Università di Pittsburgh sono stati pubblicati su Population Studies.
Il punto di partenza per l’indagine, nell’ambito di DisCont, un progetto di ricerca finanziato dall’European Research Council, che cerca di studiare le implicazioni della digitalizzazione sui comportamenti familiari, è stato il collegamento dei dati sulla diffusione della banda larga in Germania a un dataset che contiene informazioni sui percorsi di vita, tra cui le nascite dei figli.
Il risultato? Dopo aver ottenuto l’accesso a Internet ad alta velocità, la percentuale di donne con un’istruzione superiore di età compresa tra i 25 e i 45 anni che partorisce un figlio passa, in un anno, dal 7,2% all’8,7%.
«Troviamo che il motivo per cui Internet ad alta velocità aumenta la natalità, è un migliore equilibrio tra lavoro e famiglia, grazie alla diffusione del telelavoro, dello smart work e del lavoro part-time tra le donne istruite» spiega Francesco Billari, professore ordinario di Demografia all’Università Bocconi di Milano.
Il punto sta nella diversa, e più facile, gestione del lavoro. Internet ad alta velocità aumenta di quasi il 30% la probabilità di lavorare da casa e facilita il tempo parziale rispetto al tempo pieno, senza intaccare l’occupazione femminile o la partecipazione al mercato del lavoro. Aggiunge Billari: «L’accesso a Internet a banda larga permette alle donne con un livello di istruzione superiore di conciliare meglio lavoro e maternità, il che può promuovere la natalità».
Il limite sta nel fatto che vale solo per i lavori che si possono fare da lontano e lo smart working non ha utilità per chi lavora in una fabbrica, in un bar o in un negozio, tutte attività meno flessibili. «Il lato negativo», spiega Billari, «è che si introduce un digital divide, un’ulteriore spaccatura legata al grado di istruzione che la tecnologia non colma, ma acuisce».
Secondo gli autori dello studio i risultati sono applicabili ad altri paesi del mondo occidentale e in particolare si sta facendo uno studio simile per gli Usa con risultati congruenti. «Una politica per la famiglia dovrebbe passare anche dalla possibilità di avere la banda larga» concludono.
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