Ilaria Cucchi: «Dopo 10 anni, è l’ora della verità»
La mattina del 15 maggio di quattro anni fa, sono quasi sei anni che Ilaria Cucchi con i suoi genitori, Rita e Giovanni, lotta per far emergere la verità sulla morte del fratello Stefano, deceduto all’ospedale Pertini di Roma il 22 ottobre 2009, a sei giorni da un fermo dei carabinieri, con un corpo di 40 chili devastato di lividi e fratture. Pochi mesi prima hanno visto assolvere tutti, personale sanitario e agenti penitenziari, in una sentenza che dice che il ragazzo è morto di malnutrizione. Ma quello è il giorno della svolta. Dall’avvocato Fabio Anselmo si presentano due carabinieri, Riccardo Casamassima e Maria Rosati, «che buttano giù il muro dell’omertà», spiega Ilaria Cucchi. Uno spartiacque nei 10 anni di vicende processuali dalla morte di Stefano, che ha aperto la strada alle nuove indagini all’interno dell’Arma. Lo speciale Stefano Cucchi – La seconda verità, su Nove il 23 maggio (scritto da Giuseppe Scarpa e Stefano Pistolini con la collaborazione di Daniele Autieri, realizzato da Pistolini, Panepuccia e Salvucci), racconta questo decennio, con la voce narrante di Ilaria.
Perché il documentario adesso?
«Siamo entrati in una fase importantissima del processo ai carabinieri Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e Francesco Tedesco, accusati di omicidio preterintenzionale. Credo che prima dell’estate si arriverà a sentenza. Inoltre il 21 maggio inizierà un altro processo, che è quello vero, sul depistaggio, sono imputati 8 carabinieri».
Quello che, come dice il titolo, dovrebbe portare alla «seconda verità».
«Esatto. Quello che sappiamo oggi è che c’è stato un primo processo sbagliato, con le accuse sbagliate. E che sin dall’inizio alcuni carabinieri abbiano scritto nero su bianco le conclusioni del medico legale, prima ancora che fossero depositate: la prima verità fasulla, a cui si doveva arrivare, era che Stefano non fosse mai stato pestato, ma fosse morto “da solo”».
Il ministro Salvini si è fatto vivo dopo la lettera del generale Nistri che le chiede scusa?
«No. Non saprei cosa dirgli».
Nel documentario lei difende l’Arma dalle «mele marce» che esistono al suo interno.
«Faccio questo distinguo da anni: il ministro forse dovrebbe ascoltarci meglio anziché dire che facciamo una “guerra”».
Nello speciale vediamo anche spezzoni di filmini di famiglia.
«Sono cassette che fanno parte della nostra storia di famiglia. Importanti per far vedere che siamo persone come le altre».
10 ANNI DI CASO CUCCHI: LE TAPPE PRINCIPALI
15 ottobre 2009
Stefano Cucchi, 31 anni, viene fermato con un amico a Roma dai carabinieri perché trovato in possesso di 12 dosi di hashish e tre grammi di cocaina.
Nella notte tra il 15 e il 16 ottobre avviene il pestaggio. Processato in direttissima, il 16 va davanti al giudice con i segni del pestaggio e camminando con difficoltà, ma il magistrato lo manda in carcere con l’accusa di possesso e spaccio. Morirà il 22 ottobre all’ospedale Pertini.
31 ottobre 2014
Dopo cinque anni di processi e sei perizie medico legali sul corpo di Stefano che non concordano sulla causa della morte, la Corte d’Assise di Roma assolve dall’accusa di omicidio colposo i medici dell’ospedale Pertini cui era stato affidato Stefano dopo l’arresto e le tre guardie penitenziarie inizialmente accusate del pestaggio.
15 maggio 2015
I carabinieri Riccardo Casamassima e Maria Rosati vanno da Fabio Anselmo, avvocato della famiglia Cucchi, per raccontare che l’Arma sapeva del pestaggio. La procura di Giuseppe Pignatone nel frattempo ha iniziato le indagini sui carabinieri che eseguirono l’arresto di Stefano Cucchi, anche tramite intercettazioni. Il 10 luglio 2017 rinvia a giudizio 5 militari.
8 aprile 2019
Uno dei carabinieri imputati, Francesco Tedesco, confessa di avere assistito al pestaggio di Stefano Cucchi, e lo descrive in aula, chiedendo scusa
a Ilaria Cucchi. Il generale Nistri scrive una lettera a Ilaria in cui annuncia che l’Arma si dichiarerà, come lei, parte offesa nel processo sul depistaggio.