De Rossi-Totti, l’amicizia più bella del calcio (finita?)
Così percossa e attonita, la terra (del calcio) al nunzio sta. De Rossi contro Totti, Roma scioglie l’amore nel veleno, Romolo e Remo al confronto erano due dilettanti. Così finisce un amore. Fratello, dove sei? Al netto di ciò che succederà da qui in avanti, quella tra Daniele e Francesco è la storia di un’amicizia che sembrava incrollabile, indissolubile, eterna. Due campioni, la stessa squadra. Il medesimo destino. Vincere poco (Totti, un solo scudetto) o nulla (De Rossi), ma essere amati profondamente da tutto il popolo giallorosso che in Totti vede il figlio prediletto e in De Rossi il suo fratellino.
Sempre a fianco, DDR e l’ex Pupone. In campo, fin dal debutto in sette A di Daniele, nel 2002, con Francesco che è già il leader della squadra. Sempre insieme, anche in nazionale. Campioni del Mondo a Berlino 2006, arrivano al trionfo da due strade parallele: De Rossi si fa cacciare subito per una gomitata ad un americano, poi torna nel giorno della finale e batte uno dei rigori decisivi; Totti quel Mondiale manco dovrebbe giocarlo, pochi mesi prima un grave infortunio ha messo in discussione la sua carriera ma lui è lì, gli occhi di ghiaccio, tutto il karma di cui possiede, a battere il rigore contro l’Australia che ai supplementari darà all’Italia la semifinale.
Così vicini, così lontani. Totti sornione, pudico nei sentimenti, geloso della privacy eppure trasversale, Totti è di tutti. Totti che va in tivù, Totti che racconta barzellette, Totti che si sposa nel più televisivo dei matrimoni con Ilary. De Rossi sempre un passo indietro, più cupo, ombroso, spesso accigliato, con un barbone da santone e vicende familiari che lo tormentano, però ugualmente amato dai romanisti di quell’amore che si riserva ai migliori. De Rossi che legge, e molto, non dice mai cose banali ma rifugge le interviste, le centellina. De Rossi che – dopo un matrimonio fallito e doloroso – si risposa, ma alle Maldive, lontano da tutti, anche da Totti, con l’attrice Sara Felberbaum.
All’inizio tra i due non c’è invidia, più probabilmente soggezione di un ragazzo nei confronti di un uomo e di un campione già affermato. Capitan Futuro per anni vive all’ombra di Totti, deve ereditarne la fascia e il comando nello spogliatoio, ma il futuro non arriva mai, Totti smette a quarant’anni, poi cambia ruolo, cambia vita, diventa dirigente di una squadra che ora tocca a De Rossi pilotare.
E forse è qui che qualcosa si incrina, forse nell’attimo esatto in cui uno si sfila e l’altro sale sulla scena cambia tutta la prospettiva ed emergono i rancori sopiti, le ombre, le mancanze rinfacciate. L’inchiesta di «Repubblica» ci racconta che De Rossi ha tramato contro Totti, questione di potere, una storia di veleni che ha scosso non solo Roma, ma l’Italia intera che segue il calcio. Mentre il presidente della Roma, l’americano Pallotta, da lontano avverte: «Ci vogliono danneggiare», ma non gli crede più nessuno.
A maggio del 2017, giorno del ritiro di Totti, fu lo stesso Francesco ad incoronare il suo compagno fidato:«Lascio la fascia a un fratello». Il fratello ha raccolto il regno, ma troppo tempo è passato. Qualche giorno fa Totti salutava con un post pubblico e una serie di foto l’addio al calcio del suo amico. «Daniele è un fratello anche fuori dal campo. Abbiamo condiviso tante cose belle e brutte, ma penso che questa è la cosa più bella: crescere i nostri figli insieme, vederli uscire da scuola, portarli sul pulmino, sperando che loro possano fare il nostro percorso. E non intento dal punto di vista calcistico, ma soprattutto dal punto di vista dell’amicizia». Fratelli coltelli. Pensavamo fosse amicizia, e invece (forse) era Shakespeare in salsa giallorossa.